Con oltre 370 milioni di dosi somministrate in tutto il mondo, prosegue non senza difficoltà la più grossa campagna vaccinale della storia dell’umanità.
Un percorso inedito per i tempi brevi con cui si è snellito un procedimento burocratico di immissione nel mercato usualmente ben più lungo: non tragga però in inganno il fatto che snellire non è sinonimo di minor controlli. Sono infatti moltissimi i vaccini ancora in attesa del vaglio da parte dell’EMA: come per ogni farmaco infatti l’iter previsto, dopo una fase preclinica, si compone di tre gradi di sperimentazione che debbono essere tutti superati con successo.
Importante evidenziare che si sono verificate anche situazioni di vaccini scartati in quanto ritenuti inefficaci o non idonei: è il caso per esempio dell’americano Merck o ancora quello dell’Università del Queensland in Australia.
Nell’approccio al vaccino, rimane comunque una paura di fondo determinata certamente da un concatenarsi di errori politici e informativi da una parte, ma dall’altra sicuramente accentuati e amplificati da un’imponente mole di fake news e di esperti improvvisati che hanno riempito ogni spazio virtuale pur di diffondere falsità.
Analizzando brevemente il discusso vaccino fornito dell’azienda anglo-svedese Astra Zeneca, può essere utile a tal proposito valutare quanto accaduto nel Regno Unito dove sono state somministrate oltre 10 milioni di dosi di tale vaccino: nei giorni seguenti a tali somministrazioni, l’agenzia del farmaco inglese ha preso in considerazione 270 decessi e dopo gli accertamenti del caso si è appurato che nessuno dei tragici eventi aveva una correlazione col vaccino. Numeri non chiacchere.
E a proposito di chiacchere, appare utile spiegare in modo chiaro anche come funziona la farmacovigilanza, indispensabile monitoraggio della situazione in ogni paese: in Italia però va detto che i dati vanno letti se possibile con maggior attenzione. Ai primi di febbraio infatti aveva suscitato grande clamore l’uscita dell’ex senatore Gianluigi Paragone che parlava di oltre 7mila casi di reazione al vaccino solo nel nostro Paese – in quell’occasione sul tavolo degli incriminati c’era Pfizer -: ebbene, a seguire nel suo primo rapporto sulla sorveglianza dei vaccini, l’Agenzia Italiana del Farmaco spiegò che su 7.337 segnalazioni pervenute, il 92,4% si riferiva a episodi non gravi e passeggeri (febbre, dolore localizzato, stanchezza) e solo il 7,6% risultava classificato come ‘grave’.
Ma attenzione: è d’obbligo considerare che la classificazione può essere fatta direttamente dal cittadino, in forma anonima, sul sito Vigifarmaco.it. Solo successivamente vengono condotte le indagini del caso e infatti nel rapporto di AIFA si appurò che ben tre quarti di quel 7,6% nemmeno ebbe necessità di ricorrere a cure ospedaliere.
E intanto mentre si attende una presa di posizione di EMA sul vaccino di Astra Zeneca, l’UE ha comunicato oggi l’anticipo di altre 10 milioni di dosi del Pfizer, cui probabilmente saranno presto sommate dosi suppletive del Johnson & Johnson, ambedue peraltro riconosciuti come validi anche contro le cosiddette ‘varianti’: buone notizie che non esimono dalla necessità che ogni dubbio vada opportunamente fugato quando in gioco c’è la salute di milioni di persone.
Ma fugare i dubbi non significa venire meno all’unica exit- strategy da una pandemia che, bene ricordarlo sempre, ha visto coinvolte nel mondo 120 milioni di persone con oltre 2milioni e 700mila morti: 10.116 nel nostro Veneto, 1880 nella nostra provincia di Vicenza.
Marco Zorzi