Quello della cementificazione e della perdita di suolo ad uso agricolo è, secondo Mario Catania, il ministro delle politiche agricole, ”un problema molto grave. Negli ultimi 40 anni abbiamo perso 5 milioni di ettari agricoli e siamo passati da una superficie coltivata di 18 milioni di ettari a meno di 13, un trend gravissimo che dobbiamo interrompere assolutamente”.

Secondo il ministro, le aree più colpite sono proprio quelle a maggiore vocazione agricola, ”come la pianura padana dove la cementificazione è molto forte, ma anche terreni di montagna e aree marginali dove il problema è l’abbandono da parte degli agricoltori”, sottolinea a margine dell’incontro ‘Costruire il futuro’ organizzato dal ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali. ”La cementificazione è irreversibile e rischiamo di lasciare un paese compromesso alle generazioni future”. La soluzione, secondo il ministro, è “introdurre nuove regole che limitino la possibilità di cementificazione sulle aree agricole. Oggi presentiamo delle ipotesi normative – conclude – l’idea è di introdurre regole che limitano le quantità di terreno agricolo che possono essere sottratte alla vocazione produttive”. Un tetto massimo nazionale alla superficie agricola edificabile; divieto di mutamento di destinazione; abrogazione della norma che consente agli enti locali di utilizzare una quota dei proventi dei titoli edili per il finanziamento delle spese correnti. Questi i tre punti fondamentali del “disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento di consumo di suolo”, presentato dal ministro Catania in occasione dell’incontro ‘Costruire il futuro’. Una “bozza aperta”, l’ha definita il ministro che sottolinea: “credo nella concertazione e aspetto suggerimenti da parte delle associazioni agricole e di tutti”. Uno schema aperto, quindi, che pero’ si basa su tre elementi fondamentali. A partire dall’individuazione di un tetto massimo di superficie sottraibile all’agricoltura, sul modello tedesco. L’estensione massima della superficie agricola edificabile viene stabilita a livello nazionale e le regioni a loro volta la definiscono su scala regionale e la ripartiscono tra i comuni. Il secondo punto prevede il congelamento, per almeno 10 anni, del cambiamento nella destinazione d’uso per i terreni agricoli per i quali sono stati erogati finanziamenti europei o aiuti di Stato. Infine, l’abrogazione della norma relativa agli oneri di urbanizzazione che consente ai comuni di ‘fare cassa’. Il disegno di legge prevede anche l’istituzione di un comitato di monitoraggio del consumo di superficie agricola e del mutamento di destinazione d’uso; misure di incentivazione per chi procede al recupero dei nuclei abitati rurali; un registro degli enti locali per i comuni che adottano strumenti urbanistici che non prevedono l’ampiamento delle aree edificabili. (adnkronos)

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