“Reggere forte, non respirare“ intimava Mamy a Rossella o’Hara mentre sudava sette camice a stringerle il corsetto per bene…E aggiungeva: “quello che giovanotti dire e quello che giovanotti pensare essere due cose molto diverse“ e così facendo mostrava il pudore di tutta un’epoca, pudore che classificava con un generico “intimo“ l’armamentario più o meno imbarazzante di mutandoni e company. Per fortuna quelli erano anche anni di rivoluzioni e, quello che Garibaldi fu per l’Italia del Risorgimento, Monsieur Poiret fu per le donne, ormai asfissiate dalle stecche di balena del corsetto. Dal troppo pudore al clamore esasperato, i nostri tempi sono caratterizzati da un ossimoro costante, l’intimo esterno, da spalline esibite e sottovesti 24 Hours, una specie di abbigliamento ermafrodito, che basta a se stesso e attrezzato per ogni occasione, incapace di tenere distinti occasioni e tempistiche.
La libertà è certamente un diritto, ma io mi appello al dovere che sento per dirvi che le spalline ingrigite dai tanti passaggi in lavatrice ammazzano il desiderio anche a Robinson Crusoe e che quelle stringhe in plastica trasparente si vedono purtroppo a metri di distanza.
E, visto che siamo in tema, prima di improvvisarci maliarde, facciamo due conti con la taglia e l’età, eventualmente arrivando a un accordo. Mettiamola così, non tutto il male viene per nuocere: vi auguro che l’Italia in zona rossa sappia farvi riscoprire un’altra zona pericolosamente rossa… Ben venga, purché il tutto rimanga molto… Intimo!