Il Covid-19 non uccide nello stesso modo nelle diverse Regioni italiane. Dall’inizio della pandemia al 14 dicembre nel nostro Paese si sono registrati 65.011 decessi, e di questi 23.877, ovvero il 36,7%, sono avvenuti in Lombardia, 7.136 pari all’11%, in Piemonte e 6.645 pari al 10,2%, in Emilia-Romagna. Ma a pesare non è solo la numerosità dei contagi.

I decessi vanno infatti da un massimo del 5,4% dei positivi in Lombardia a un minimo dell’1,3% in Campania, “con una differenza di quasi 5 volte tra una regione e l’altra”. E questa “estrema variabilità nella letalità” si registra anche guardando i dati di paesi europei. È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni dell’Università Cattolica, che mette in luce come la quota di anziani nella popolazione “spieghi solo in parte questa diversità”. A pesare, infatti, sono diversi fattori e non ultima “l’imprecisione con cui vengono registrati i contagi e il loro tracciamento”.

Confrontando il periodo dal 23 novembre al 6 dicembre con quello dal 26 ottobre all’8 novembre, si osserva una crescente variabilità dell’incidenza dei decessi e dei contagi. La Valle d’Aosta è la Regione con la mortalità più alta: 3,11 decessi per 10.000 abitanti, a fronte di un tasso di contagi pari a 150,4 per 10.000 abitanti. Mentre la Provincia autonoma di Bolzano, con un numero quasi analogo di contagi ha 1,94 decessi ogni 10.000 abitanti. L’elevata mortalità si registra anche in Friuli Venezia Giulia: a fronte di 82 contagi ogni 10.000 abitanti, c’è un tasso di decessi di 2,82 per 10.000, molto elevato se confrontato con quello del Veneto (88,5 contagi e 1,87 decessi ogni 10.000 abitanti) e della Toscana (85,3 contagi e 1,51 decessi ogni 10.000 abitanti).

“La variabilità osservata tra regioni italiane si riscontra anche tra i Paesi europei”, commenta Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio. Dall’inizio della crisi sanitaria, il numero più elevato di contagi in rapporto a 10.000 residenti si registra in Lussemburgo (626,8), seguito dalla Repubblica Cecoslovacca (522,9) e Belgio (519,0).

La mortalità più alta si riscontra in Belgio (15,3 per 10.000 residenti), Italia (10,15) e Spagna (9,9) ma non è direttamente correlata all’anzianità della popolazione. Quanto alla letalità (rapporto tra decessi e contagiati) tra paesi con la quota di anziani più elevata varia da 1,3% della Lettonia a 3,1% della Bulgaria; nei Paesi con la più bassa percentuale di anziani, varia da 0,5% registrata a Cipro a 3,5% rilevata in Gran Bretagna. Sarà importante stabilire, precisa Solipaca, “quali fattori hanno condizionato gli effetti della pandemia sulla popolazione: aggressività del virus, performance dei Sistemi Sanitari o dati incompleti a causa del sistema di tracciamento”.

I casi di coronavirus notificati, infatti, “sono soltanto la punta dell’iceberg” e “i morti crescono in una maniera impressionante”, precisa Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica, direttore dell’Osservatorio. “Abbiamo avuto 36.000 decessi nella prima fase” e nelle seconda fase “se continua questo trend – mette in guardia – arriveremo a 40.000 entro febbraio-marzo”.

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