A poche ore dall’apertura del bacino di laminazione di Caldogno, che ha letteralmente salvato Vicenza dall’acqua questa notte, lo scledense Luigi Schiavo, presidente della Sezione Edili di Confindustria Vicenza, fa un salto in avanti e rilancia: “Per mettere al sicuro anche l’Alto Vicentino e tutta la zona di Padova serve il bacino di Meda, auspico che la Regione conceda l’appalto e inizino al più presto i lavori”.
Un’idea che parte da lontano, dal 1966 per la precisione quando, dopo la storica alluvione che coinvolse Firenze e altri territori del nord Italia, Veneto compreso, venne costituita la ‘Commissione De Marchi’, che con un approccio innovativo indagò i problemi della sistemazione idraulica e della difesa del suolo anche in relazione ai problemi agricoli e forestali.
Al momento, l’area di Vicenza può contare su Caldogno, Trissino, Montebello e su Orolo e Diaz, che hanno la funzione di laminare le acque quando ci sono le punte di piena, per mettere in sicurezza varie e vaste aree del territorio.
“Il bacino di Meda non servirebbe a Vicenza – ha spiegato Schiavo – Laminerebbe le acque dell’Astico e metterebbe in sicurezza l’Alto Vicentino ma anche, anzi soprattutto, il territorio di Padova. Laminerebbe oltre 6 milioni di metri cubi d’acqua e si collocherebbe a Meda, sotto il Comune di Cogollo del Cengio, vicino a Velo d’Astico”.
Per il bacino di Meda non sono mancati i progetti, sia pubblici che privati e da sempre è inserito nel piano per la difesa del suolo della Regione Veneto. “Di recente però è stato fatto un passo in avanti – ha sottolineato Schiavo – Infatti la Regione lo ha inserito tra le opere finanziabili. Ci vorrebbero dai 40 ai 50 milioni di euro, ci sarebbero espropri da prendere in considerazione, dopo l’assegnazione dell’appalto e l’approvazione del progetto, servirebbero 4 o 5 anni per la costruzione. Un grande lavoro, ma è quello che deve fare la politica. La politica deve pensare in grande, deve agire per il bene comune, superando senza indugi i personalismi territoriali. La politica deve assumersi l’onere di decidere, serve coraggio”.
Con l’apertura del bacino di Caldogno Schiavo si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. “Ricordo ancora il giorno della posa della prima pietra – ha raccontato – Un parroco che era contrario aveva fatto suonare le campane della sua chiesa ‘a morto’. Mi piacerebbe che oggi fosse qui a rendersi conto di che cosa è stato scongiurato grazie al bacino. Vorrei capisse quante famiglie hanno salvato la loro casa grazie a quel progetto, realizzato allora e usato oggi. Oggi mi aspetterei che coloro che criticarono l’opera facessero un atto di pentimento, ma per farlo dovrebbero avere una dignità e una onestà intellettuale che probabilmente non hanno. Sono orgoglioso di esser stato il presidente del consorzio di imprese che lo realizzarono. Ma è inutile guardare indietro, fatti come quelli successi questa notte, con il rischio di allagamento annientato, ci fanno capire che dobbiamo pensare al futuro e agire con determinazione. Oggi – ha concluso – auspico che inizino al più presto i lavori per la realizzazione del bacino di meda. Capisco che ad alcuni possa non fare piacere (alcuni sindaci si erano opposti nel 2016), ma è un’opera necessaria e la politica deve realizzarla”.
Anna Bianchini