Un pallino sparato ad un gatto che rischia di restare paralizzato nelle migliori delle ipotesi. A Sarcedo si cerca chi ha imbracciato il fucile ad aria compressa puntandolo su Leo, il micio di 3 anni di Michela e Claudio Bernardele. “Chi lo ha fatto si deve vergognare”.

Quale sia il divertimento che porti una persona, ragazzino o adulto che sia, a sparare ad un gatto resta un mistero. Ma per Michela e Claudio l’importante è sapere chi è stato: “Per questo abbiamo deciso di rivolgerci ai Carabinieri per denunciare: chi colpisce un animale indifeso, colpisce la Terra intera”. Ai militari dell’Arma racconteranno di come abbiano trovato il loro micio.

“Era uscito per un giretto venerdì sera scorso: di solito sta via poco. Stranamente quella sera non lo abbiamo più rivisto. Sino alla mattina dopo: stava male e si era rintanato nello scantinato, entrando per la piccola porticina fatta installare appositamente-ricorda Michela-Lo abbiamo portato subito dal veterinario per curare quello che, a prima vista, sembrava un morso. Ma, nonostante gli antibiotici non migliorava”.
Quindi la cruda verità stampata su di una lastra: un pallino conficcato nel suo corpo che gli provoca un grande dolore.  Un ‘diablo’, questo il tipo di proiettile sparato, che si è incastrato in un punto dove le conseguenze di intervento potrebbero essere gravi: “Un posto dove c’è una ramificazione dei nervi-spiega Michela- Il veterinario che ora lo sta curando in clinica ci ha avvertiti sulle conseguenze. Il nostro Leo potrebbe restare paralizzato o addirittura anche morire”.

Mentre il veterinario si occupa del micio, toccherà ai militari dell’Arma capire chi abbia imbracciato la carabina contro Leo. Una zona d’indagine che potrebbe anche essere ristretta, circoscritta in poche stradine di Sarcedo. “Leo lo si potrebbe definire un pantofolaio, quando esce per i suoi giretti resta sempre vicino a casa-continua Michela-Non si allontana mai da via Querce, via dei Tigli e via dei Cipressi”.

Intanto lungo queste vie Michela e Claudio hanno affisso un cartello: “Raccontando quanto accaduto- continua Michela- Se c’è qualcuno che sa si faccia avanti. Se tra chi legge c’è chi ha sparato al nostro gatto che si vergogni di quello che ha fatto”. Un racconto di Michela che continua nel ricordo di quando due anni e mezzo fa Leo è ‘capitato’ in casa: “E’ arrivato lui da solo e ci ha adottati”. Come Arturo, altro bel micione di casa Bernardele sparito nel nulla due mesi fa: “Anche lui, come Leo, un maschietto castrato e abituato a fare qualche giretto attorno a casa, senza mai allontanarsi troppo. Finché un giorno non è più tornato”.


Si insinua quindi il dubbio che al micio Arturo sia toccata la stessa sorte. Con la differenza che Leo è riuscito a tornare a casa, ferito. Mentre chi gli ha sparato ha fatto ritorno pure lui a casa sua, imbracciando il suo fucile ad aria compressa e macchiandosi di un atto vile e crudele. Oltre che di un reato penale.

Paola Viero

 

 

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