Stop alle visite agli anziani residenti a La Casa di Schio da lunedì 26 ottobre e il presidente, Beppe Sola, chiede anche uno stop a polemiche che lui definisce inutili, ma soprattutto fuorvianti.
“La storia dei 10 euro a famiglia altrimenti La Casa chiude? Un’affermazione reale ma totalmente strumentalizzata che nasconde una realtà molto più complessa e professionale: dobbiamo trovare soluzioni lungimiranti per andare avanti, a La Casa, come in tutte le altre case di riposo, altrimenti dovremmo effettuare tagli, come avviene in qualsiasi azienda privata”.
Giuseppe Sola ha letto gli attacchi sui social e per qualche giorno ha preferito non commentare, ma punzecchiato con costanza e a pochi giorni dalla sua convocazione nelle Commissioni Bilancio e Sanità del Comune di Schio, ha deciso di spiegare le cose con parole semplici, anche ai non addetti ai lavori, visto che tra di loro ci sono sicuramente parenti di persone ricoverate nella struttura residenziale, che è anche l’azienda numero uno di Schio.
“Un’azienda infatti, privata, che risponde direttamente alla Regione e non al Comune, nonostante con l’amministrazione ci sia un dialogo costante e costruttivo – ha spiegato Sola – Un’azienda che, come tale, deve offrire servizi di qualità ma deve anche far quadrare i conti, altrimenti salta tutto e in quel caso rimangono a casa sia i lavoratori che gli anziani”.
Giuseppe Sola, abbiamo letto praticamente ovunque che lei ha fatto appello alle famiglie di Schio, chiedendo ad ognuna 10 euro l’anno altrimenti La Casa rischia la chiusura perché ha perso un milione di euro dal bilancio. Ma sarebbe davvero così semplice salvare l’azienda numero uno di Schio donando 10 euro a famiglia? Sinceramente, detta così sembra una soluzione da gioco da tavola…
E’ una boutade in cui credo pienamente, ma fa solamente parte di una serie più complessa di soluzioni necessarie al proseguimento dell’attività, in piena garanzia dei servizi e dei posti di lavoro. E’ un’idea, peraltro vecchia, venuta analizzando le difficoltà del momento, che sono tante e non sono solo legate alla covid-19 e alla contingenza dettata dalla pandemia. Ci sono problemi legati ai cambiamenti della società, che precedevano il coronavirus.
In che senso?
La riforma messa in atto dalla Regione prevede la liberalizzazione delle quote garantite da Venezia come contributo nelle rette. Se prima La Casa ne aveva garantite 240 e quindi avevamo la fila di persone interessate ad entrare da noi, con un’occupazione di letti al 99,9%, oggi le quote possono essere spalmate sul territorio, a seconda di dove l’utente viene ricoverato. Inoltre, non ci sono più le situazioni familiari di un tempo: i figli degli anziani sono spesso lontani, in molti casi sono persone che hanno perso il posto di lavoro e hanno una situazione finanziaria precaria, i depositi degli anziani vanno esaurendosi. La situazione sociale è cambiata e tutto quello che fino ad oggi era stabile, è improvvisamente divenuto instabile.
I vostri bilanci sono sotto controllo?
Certamente sì, fino al 2019 non c’erano problemi particolari. Poi con il 2020 la situazione è cambiata drasticamente. Ma molti non considerano questo aspetto. Pensi che tra i commenti nei post di qualche mio detrattore ne ho letto uno che si riferiva al bilancio de La Casa e diceva: “Non capisco che differenza ci sia tra il 2019 e il 2020, che cosa è accaduto di diverso?”. Bene, se fino a quel momento mi ero sentito attaccato e cercavo il modo corretto per spiegare, in quel momento ho pensato “ok, questi vivono su Marte”.
Avete molti casi di rette non pagate?
No, ce ne sono poche, naturalmente incidono sul bilancio, ma fortunatamente si tratta di un numero contenuto. E’ il futuro quello che mi preoccupa, quello che accadrà dei prossimi anni e, nel caso non dovessimo vincere l’appalto per la gestione dell’Rsa di Montecchio Precalcino, le conseguenze dei posti di lavoro che tornerebbero in capo a La Casa, senza però avere compiti da attribuire a questi professionisti e posti letto da occupare per coprire il costo degli stipendi. Bisogna fare i conti con la realtà, non con ideali bellissimi ma insostenibili.
Ci spieghi…
Entro 5, o al massimo 10 anni, la situazione sarà più grave di oggi, per i motivi legati alla situazione sociale descritti in precedenza. L’idea del crowfunding, in cui ho ipotizzato la donazione di 10 euro l’anno per ogni famiglia di Schio, nasce da qui, dalla necessità di dare risposta immediata a tutte quelle famiglie o persone che non sono in grado di pagare la retta (che ammonta a circa 1.900 euro mensili, una parte dei quali, ove possibile, pagata con pensione dell’utente e contributi regionali, che non sempre però coprono l’intero costo). Ma naturalmente è nel calderone di tante strategie che sono in fase di elaborazione.
Un accantonamento quindi…
In pratica sì. Un accantonamento, soldi che servono ad aiutare chi non può pagare. Oggi perdiamo circa 10-15.000 euro l’anno con le rette non pagate, ma in futuro saranno sicuramente molti di più.
Com’è la situazione oggi, a pandemia in corso con la seconda ondata?
Su 298 posti letto ne abbiamo avuti 39 vuoti, con l’obbligo di tenerli liberi per anziani che entrano e devono fare la quarantena in isolamento e per eventuali pazienti positivi. Ci sono meno ingressi di anziani, perché le famiglie, sapendo che il loro caro andrebbe a farsi una quarantena in isolamento, preferiscono prendere una badante in casa per non lasciarlo solo. Oggi abbiamo 30 posti liberi e l’obbligo di tenerne liberi 13. Con 30 posti liberi si parla di circa 100mila euro al mese di mancate entrate. Capisco che stiamo parlando di servizi, di salute e di posti di lavoro, ma le cose si pagano con i soldi, non con i buoni propositi.
Cosa farete per il 2021?
Serviranno sicuramente dei correttivi e dobbiamo anche aspettare l’esito dell’assegnazione dell’Rsa di Montecchio Precalcino. Se la vinciamo si procede regolarmente, altrimenti La Casa si troverà con 88 Oss in esubero, da pagare e per i quali non c’è lavoro. E’ ovvio che in tal caso si dovrà procedere con dei tagli. Si dovrà razionalizzare. Al momento stiamo dando molto più degli altri in termini di servizi e assistenza, se osserviamo gli indicatori della Regione, noi li superiamo alla grande. Dovremo intervenire anche sui turni, razionalizzando secondo necessità.
Torniamo all’inizio: La Casa, quindi, rischia di saltare?
No, so bene quello che faccio, mi dispiace che in un contesto così delicato, in cui si parla di assistenza agli anziani, posti di lavoro e serenità per le famiglie, ci sia questa superficialità. Non mi dispiace per me, io so di fare il mio lavoro nel modo migliore, mi spiace se crea scompiglio tra i più deboli, che soprattutto in questo momento hanno assoluto bisogno di serenità e leggerezza e devono sapere di poter contare sulle istituzioni, designate a risolvere i problemi.
Anna Bianchini