La lista Zaia si attesta al 34,5%, undici punti in più della Lega. Tre quarti dei veneti apprezza l’operato del Governatore uscente e per il quale sembra ormai lapalissiano il terzo mandato. Scontata la maggioranza dei leghisti, fa sgranare gli occhi il 45% degli elettori di centrosinistra che dicono abbia fatto bene (47% tra i Cinque Stelle, 31% tra gli elettori di Pd e satelliti e 44% tra astensionisti e indecisi).
Sono i numeri del sondaggio di Nando Paglioncelli, che dalle pagine de Il Corriere della Sera, descrive un Luca Zaia che piace trasversalmente, al punto che il fedelissimo ex ministro e attuale commissario veneto Lorenzo Fontana,(fonti Corriere della Sera e il Mattino di Padova), avrebbe inviato una lettera per conto del Capitano, nella quale ci sarebbe scritto nero su bianco “Votate Lega”.
La rivalità tra Matteo Salvini e Luca Zaia, per il quale si prevede un plebiscito e che con l’emergenza Covid ha visto aumentare esponenzialmente il proprio consenso in tutto lo Stivale dove il Capitano perde ‘fascino’ è sulla bocca di tutti, ma guai a parlarne. Gli ordini di Zaia sono quelli di parlare con prudenza con i giornalisti, di battere il territorio a tappeto e di stare attenti ai post di facebook. Qualcuno non ha proprio preso alla lettera il suo invito, non intuendo che l’appeal del Governatore sta proprio nella sua moderazione, nei suoi toni mai accesi quando si parla di migranti e sempre istituzionali. Al contrario di Salvini, che oggi ha la mascherina con i colori del Veneto e domani è pronto ad indossare la felpa azzurra dei napoletani. Per poi passare alla maglia della Sicilia e quella ‘Forza Cagliari’. Che è pronto a negare il Covid ed il tasso di mortalità che ha colpito il Nord per poi indossare la mascherina appiccicata a naso e bocca, se si trova accanto a Zaia, che i morti li ha contati come in una guerra, che ha sconvolto il Veneto.
Secondo i quotidiani italiani e la ‘penna’ dei più esperti politologi è stato il cambio di slogan della Lega a deludere il Nord Est d’Italia, che spera ancora in quell’autonomia, che non viene nemmeno pronunciata da Matteo Salvini, quando si reca al Sud, dove promette di risollevare le sorti di una popolazione bistrattata, a cui ha chiesto addirittura scusa in nome di un nazionalismo rappresentato dalla mascherina italiana. D’altra parte Matteo Salvini è un sovranista, che non può essere per natura un autonomista e proprio non si capiscono tutti quei leghisti che si sentono ‘duri e puri’ che si fanno la foto accanto a lui esibendola su facebook, quando nel post precedente hanno sbraitato contro il governo perchè vogliono l’autonomia. ‘Urlano’ che sono stanche di un Sud mangione e che vive con il reddito di cittadinanza, votato da quel Capitano con cui fanno a cazzotti con la folla per farsi un selfie. La spiegazione, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio, sta nel livello culturale di molti militanti ‘verdi’ , che spesso hanno la terza media e ambiscono a fare gli amministratori. Sta anche nel credere che la gente sia stupida e non capisca che si promuovono con il consenso-tornado di un governatore amato in tutta Italia, che però non esitano a ‘tradire’, quando arriva il Capitano.
Come diavolo fai a pensare che chi ti legge su facebook non si accorga che sei nella lista del sovranista Salvini e poi, fai campagna elettorale parlando di un’autonomia che arriverà? Non tutti sono ignoranti ormai e la presunzione della presa in giro degli elettori è ancora più squallida dell’incoerenza di alcuni candidati.
Secondo i politologi, invece, Luca Zaia piace ai veneti perchè li rappresenta in maniera composta, moderata ed istituzionale, è empatico al punto da dire le cose che i veneti vogliono sentirsi dire. La fortuna di Zaia sta anche nel fatto che in questi anni l’opposizione è stata inesistente e troppo impegnata a discutere ‘sul suo ombelico’.
Zaia incarna l’eredità lasciata dai democristiani e quello spirito veneto fiero da sempre schiacciato dalla supremazia, a volte solo dialettica, dei lombardi. Con queste elezioni si potrebbe ribaltare un quadro storico leghista.
Ilvo Diamanti gli rimprovera la mancanza di progetti ed una sorta di staticità, che non lo fa rischiare. Anche quando c’è uno scandalo come quello di Verona, dove sono morti 4 neonati per un batterio killer, nella Regione con la sanità al primo posto, Luca Zaia non si scompone e rassicura il suo ‘popolo veneto’ come un padre di famiglia. La maggior parte della stampa veneta sembra a suo favore. Basti pensare al clamore delle formiche sulla paziente anziana napoletana ricoverata e all’eclatanza di quelle immagini che hanno fatto il giro del mondo con il Cardarelli finito sotto inchieste giornalistiche di testate di ogni orientamento politico. Non ha avuto lo stesso impatto mediatico invece, la vicenda dei quattro bambini uccisi da ‘citrobacter’ rilevato sui rompigetto di alcuni rubinetti e sulle superfici interne ed esterne dei biberon, nel reparto di Terapia intensiva neonatale dell’ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona. ‘
La Regione non ne sapeva niente…..’, ha detto Zaia ai cronisti incalzanti su questo dramma, che si fa fatica ad accettare pensando al dolore delle famiglie. Ma cosa resterà di questa tragedia? L’immagine rassicurante di Zaia che ne parla con i microfoni davanti e le telecamere che lo immortalano mentre il Capitano Salvini mangia ciliege. Facendo il paragone tra le formiche sul lenzuolo dell’anziana ricoverata al Cardarelli di Napoli, che non le hanno comunque provocato la morte (la pensionata è morta dopo per altre cause) ed il batterio che ha ucciso ben 4 bambini e ne ha resi alcuni disabili, che avevano tutto il diritto di crescere, diventare qualcuno, mettere su famiglia e generare figli, nell’opinione pubblica l’impatto è diverso, sebbene ci sia sempre di mezzo la sporcizia. Ma c’è di mezzo anche Luca Zaia, che è un comunicatore nato, che sa parlare al popolo di ogni ceto sociale e che ha un modo di fare così arguto, che quando passerà qualche anno, tutti noi ricorderemo schifati le formiche di Napoli e non quei quattro cuccioli veneti, per i quali sembra che nessuno si sia indignato.
Natalia Bandiera