Nulla di fatto sul fronte scuola: fumata nera dopo il nuovo vertice tra governo e regioni e nessun accorso soprattutto sui trasporti. Il problema nasce dalla prescrizione del Comitato tecnico scientifico sul distanziamento di un metro tra passeggeri.
Un limite che porterebbe il trasporto pubblico urbano ed extraurbano a viaggiare al 50-60% della capienza e che lascerebbe a piedi la metà degli alunni. Anche all’interno del governo ci sarebbe una divergenza di vedute: da un lato, il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, che vorrebbe più flessibilità e il ministro della Salute, Roberto Speranza, che frena e si rimette al Comitato tecnico scientifico. La De Micheli vorrebbe ottenere deroghe al distanziamento di un metro a bordo.
“Il Governo si è preso qualche altro giorno, perché noi abbiamo descritto oggi, come Regioni, tutti insieme, che con le misure attuali proposte si farebbe molta fatica, anzi, sarebbe impossibile garantire il trasporto per tutti quelli che lo chiedono- ha detto al termine dell’incontro Stefano Bonaccini -. E’ stata su questo secondo punto una riunione interlocutoria, ma è evidente che nel giro di pochi giorni arriveremo ad una decisione definitiva, anche perché tra 18 giorni inizia la scuola nella gran parte delle regioni italiane”.
Altro scontro è su mascherine a lezione e misurazione della febbre a casa: le Regioni non sono tutte allineate. Il governatore della Campania ha annunciato termoscanner agli ingressi degli istituti mentre Giovanni Toti, governatore della Liguria ha ribadito la contrarietà all’uso della mascherina in classe. È una posizione “ampiamente condivisa dalle regioni – ha detto -. Così ho sentito esprimersi tanti governatori, mi sembra poco proponibile tenere i bambini seduti con una mascherina per molte ore”. Sulla stessa linea anche la Sicilia.
Il ministro Francesco Boccia ha poi annunciato un coordinamento permanente con le Regioni e i Comuni: “Abbiamo il dovere di dare a famiglie e scuole la garanzia di ricominciare nella massima sicurezza – le sue parole al vertice – Per questo motivo il coordinamento con Regioni e enti locali sarà un coordinamento convocato in maniera permanente fino all’avvio dell’anno scolastico per intervenire in tempo reale se dovesse presentarsi qualsiasi necessità”.
“L’obiettivo – ha poi aggiunto – dev’essere ottenere un documento condiviso da applicare su tutti dalla Valle D’Aosta alla Sicilia”, ha aggiunto.
Non ci sono ancora dati scientifici sufficientemente solidi che diano indicazioni chiare e univoche sull’impiego delle mascherine a scuola: è quanto sottolineano gli esperti di igiene e prevenzione, che divisi tra possibilisti e prudenti, propongono strategie diverse ma sempre improntate alla cautela e al buon senso.
Zaia: ‘Come complicare le cose semplici’
“Siamo ancora in alto mare, bisogna trovare un punto di equilibrio dettato da ragionevolezza e buon senso, cosa che in questo momento a livello nazionale non c’è. Come Regioni abbiamo fatto e stiamo facendo la nostra parte con grande senso istituzionale, ma il tempo stringe e si fa fatica a immaginare come il Governo possa fare in pochi giorni ciò che andava ragionato e organizzato già dagli scorsi mesi”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, a seguito dell’incontro tra il governo e le Regioni sulla riapertura delle scuole.
“La matassa si aggroviglia – Zaia – perché c’è ancora una grossa confusione e permangono difficoltà oggettive a gestire gli studenti sia nelle aule che relativamente ai trasporti. Ma la gente ha diritto di sapere come e con che mezzi i propri figli andranno a scuola e, mi auguro solo al momento, si trova invece davanti all’ennesimo ufficio nazionale complicazione cose semplici”.
“Come Regioni continuiamo a fare uno sforzo unitario e ad avanzare proposte che riteniamo sensate – aggiunge – ma al momento ci arrivano dagli interlocutori solo elementi controversi, da questo o da quel Ministro, da questo o quell’organismo scientifico nazionale. La questione non si risolve di sicuro con i tavoli permanenti, che sono utili per confrontarsi, non per gestire un’emergenza che è diventata tale perché qualcuno, non certo le Regioni, non ha fatto i compiti per bene entro i tempi che sarebbero stati necessari. Ciò nonostante – conclude il presidente della Regione – sono, siamo, pronti a lavorare giorno e notte per dare il nostro contributo affinchè il 14 settembre sia la data della riapertura delle scuole e non di una seconda Caporetto dello Stato”.