Mastica politica con scaltrezza ma scansa il politichese e vuole prendersi un posto a Palazzo Ferro Fini. In vista del prossimo voto di settembre, che formerà il nuovo consiglio regionale Veneto, per Fratelli d’Italia si fa avanti Vincenzo Forte, guida provinciale del partito di Giorgia Meloni.
38 anni, romano d’origine e veneto d’adozione, Forte è sposato con una delle figlie di Sergio Berlato. L’aria che si respira in famiglia è quella di destra e per Forte il ‘suocero importante’ non rappresenta un problema. Anzi. “Lo stimo molto: un leader politico che da 30 anni viene eletto a suon di preferenze e che ho conosciuto a Roma ancora prima di mia moglie – racconta Vincenzo Forte – mentre io ero un giovane militante proveniente dalla destra sociale e Berlato un esponente già affermato in Alleanza Nazionale: nei suoi confronti nutro un grande rispetto per quanto ha fatto e sta facendo. Ci unisce la stessa visione della politica come espressione delle esigenze del territorio. E tra l’altro condividiamo la tutela della cultura rurale e dell’associazionismo che vi ruota attorno”.
Fiamma giovane, a stretto contatto con la Meloni: “avventura politica che dura da 24 anni”
L’avventura in politica inizia ben presto per Vincenzo Forte. La fiamma si accende quando ha 14 anni. Una passione che nel tempo lo porta a stretto contatto con Giorgia Meloni, all’epoca leader del Movimento Giovanile di AN, del quale Forte era dirigente provinciale della Capitale. “L’ho sempre vista come una militante in prima linea, una cresciuta davvero a pane e politica, tra battaglie mai di Palazzo ma per strada e con attività culturali. Il mio, lo stesso identico percorso della Meloni”. Da 13 anni Forte vive in Veneto a Santorso. Ricopre la carica di segretario generale della Fondazione per la Cultura Rurale, una onlus che trova casa a Thiene. Da due anni e mezzo è coordinatore per la provincia di Vicenza di Fratelli d’Italia: “sono arrivato in punta di piedi, quando ancora c’era Alleanza Nazionale, occupandomi comunque di politica e collaborando con Sergio Berlato. Mi sono messo poi in gioco con Fratelli d’Italia, organizzando il partito nel territorio”, racconta Vincenzo Forte. Per lui, e per il suo modo di fare politica tipica di una grande città, una sfida che lo ha visto impegnato nella costituzione di 38 circoli nel territorio, oltre ad attirare diversi amministratori locali sotto l’ala di FdI. “Una mia gestione del partito che ha fatto garantire alla provincia di Vicenza una media di consensi per FdI sempre superiore a quella nazionale”.
Uomo di partito, che ha lavorato dietro le quinte e senza mai concorrere a cariche elettive, Vincenzo Forte questa volta si mette in gioco, dando la disponibilità a candidarsi per le prossime regionali “per rappresentare i principi di FdI e tutte quelle persone che in questi anni hanno dimostrato di apprezzare il mio lavoro, fatto di attivismo, impegno e vicinanza alla comunità politica a cui appartengo”.
In vista del voto, cosa promette Vincenzo Forte ai veneti?
“Io non faccio promesse, ma mi assumo degli impegni da portare a termine. In tal senso la posizione di Fratelli d’Italia è netta: chi fa politica non deve solo cercare il consenso elettorale, ma mettere in atto un’oculata gestione delle risorse per il beneficio dei cittadini”. In una campagna per il voto che, se ancora ufficialmente non è partita, Forte non transige sui principi del partito. Per FdI sono centrali la famiglia, la sicurezza, la lotta alla corruzione e al malaffare.
Dalla sicurezza ai fenomeni migratori: “serve una migliore gestione”
“Sono problemi che devono interessare la politica, in ogni suo ambito, nazionale, regionale e locale. Penso per esempio all’alto vicentino, alla baby gang che domina su Thiene: espressione del fenomeno delle ‘seconde generazioni’, fallimento di un’integrazione forzata- spiega Vincenzo Forte- Serve una migliore gestione del territorio, con un controllo più serrato da parte delle forze dell’ordine, in concerto con tutte le istituzioni: sindaci, questori, ministero degli interni- continua- ricordo anche su nostra pressione è stata richiesta l’apertura di un commissariato di polizia nell’alto vicentino. I cittadini che votano centro-destra pretendono un cambiamento, rispetto soprattutto al passato. Amministrare un territorio significa anche gestire i fenomeni migratori. Garantire a chi viene in Italia dignità ed integrazione nel tessuto sociale. La cultura di chi arriva da un Paese straniero va rispettata, ma chi decide di far parte del nostro Paese ne deve rispettare ogni regola. Il fenomeno migratorio non deve creare scontri sociali. Serve un approccio culturale diverso con gli immigrati: è aberrante quanto in passato sia stato loro chiesto, ovvero di abbandonare la loro origine. Le problematiche che oggi vediamo, e viviamo, sono il risultato di quanto male sia stato gestito il fenomeno. Anche una certa parte del centro-destra è caduto in questo errore, trattandolo solo sotto l’aspetto della sicurezza: va considerato anche l’aspetto culturale. Il problema culturale non lo si può combattere con l’uso della forza, come si può fare con la criminalità- spiega ancora- Sulla cooperazione internazionale noi abbiamo sempre creduto, purché non gestito dalle Ong: bisogna creare ricchezza nei Paesi d’origine”
Aiuterete solo le famiglie italiane?
Tema molto sentito, e che sempre accende gli animi, sono le graduatorie per il sostegno alle persone in difficoltà. Lunghi elenchi di nomi di chiara origine straniera, ma con cittadinanza italiana. Dalla ‘sua destra sociale’ distinta dalla cosiddetta ‘destra liberale’, in fatto di aiuti Forte vuole: “investire in maniera importante per aiutare le famiglie in difficoltà-spiega ancora- dopo la crisi sanitaria del Covid si prospetta una crisi grave economica ed occupazionale”. Un mettere in ginocchio uomini e donne che non guarda in faccia alla razza o all’origine. “Ci saranno tante famiglie italiane che vivranno momenti difficili, ma io non ne faccio una questione di cittadinanza- svicola abilmente la questione Forte sulle priorità da adottare-ne faccio una pure e semplice questione di gestione del territorio”.
Per essere più chiari, comunque, Forte predilige le famiglie italiane. Ma se si corre il rischio di innescare una guerra tra poveri, italiani o stranieri che siano, “tutto dipende dalla gestione dei servizi sociali- precisa-Che sono i ‘padroni’ in tal senso, anche con un potere assoluto su determinati casi. A volte gli assistenti sociali hanno facoltà eccessive nell’agire, senza che nessun controllo venga fatto. Per questo andrebbe vagliato il loro operato. Servirebbe un ente preposto che, periodicamente, monitori quali e quanti aiuti siano stati dati. Rapportandoli, pur tenendo in considerazione la realtà locale, ad una media nazionale. Intervenendo laddove si manifestino anomalie”.
Ma le persone cosa le chiedono?
“Il lavoro. In un tessuto economico sociale come il Veneto, così sempre ricco ed attivo, si vive la percezione di un mancato rilancio del lavoro-risponde Forte – La gente ha voglia di tornare a lavorare. Da locomotiva d’Italia il Veneto ora si trova castrato da una burocrazia statale. I veneti, abituati a trovare sempre una soluzione e al far da soli, si trovano con le proprie energie lavorative bloccate dallo Stato centrale- continua, entrando in un altro tema molto sentito in Veneto- In questo contesto si inserisce l’autonomia”.
Autonomia, falla leghista? E come si posiziona FdI in tal senso?
“C’è chi insinua che noi non abbiamo mai corso per l’Autonomia in Veneto o che saremmo addirittura contrari. Ma i fatti smentiscono queste persone: nel 2017 abbiamo aderito convintamente al referendum, invitando ogni simpatizzante di FdI a votare per l’autonomia- ci tiene a precisare, rispondendo a chi di dovere ad una domanda che in molti veneti si sono fatti-Come mai l’Autonomia non è mai finita in Parlamento? Al Consiglio dei Ministri non è mai stata presentata nemmeno una bozza: e lì c’erano i leghisti. Perché non l’hanno fatto? Quando erano al Governo potevano costringere il M5S a votare l’autonomia, come viceversa invece è stato fatto per il reddito di cittadinanza. Mi auguro che presto si torni al voto, si formi un nuovo Parlamento con un Governo di centro-destra compatto e si dia definitivamente l’Autonomia al Veneto”.
Paola Viero