“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche e cambiare, c’è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.
Oggi, 23 maggio 2020, sono trascorsi 28 anni dal quello stesso giorno del 1992 in cui avvenne la tragedia che ogni siciliano, palermitano in particolare, ma comunque ogni uomo onesto chiamerà per sempre, con dolore, ‘La strage di Capaci’.
Annientati dal tritolo, su un tratto dell’autostrada A29 dove transitavano su 3 Fiat croma blindate, alle 17:57, la tremenda esplosione innescata da cosa nostra uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Cinque nomi che non vanno dimenticati, dal primo all’ultimo. Da Dicillo a Schifani, in ordine alfabetico perché a ‘morire di dovere’ non c’è il prestigio del ruolo, ed è un appello che ogni anno, il 23 maggio di ogni anno, va ripetuto.
Sono “assenti” eppure “presenti”: Dicillo, Falcone, Montinaro, Morvillo, Schifani. Presenti nella memoria degli uomini di buona volontà; presenti in ogni magistrato, ogni poliziotto, che di un lavoro ne hanno fatto la loro vita. Presenti in chi ne parla, ne scrive, ne legge, 28 anni dopo il 23 maggio 1992, e lo farà negli anni a seguire.
Oggi, a Palermo, niente cortei né navi della legalità per ricordare quattro uomini morti di dovere e una donna morta d’amore; oggi c’è l’emergenza sanitaria, ma non mancheranno i lenzuoli bianchi esposti ai balconi, e non solo a quelli delle sedi istituzionali. Ma non c’è siciliano, non c‘è uomo onesto, che non saprà cosa si commemora oggi.
“La mafia non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette e indirette, consapevoli o no, volontarie od obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione”.
di Redazione AltovicentinOnline