‘Il viso non si vede, il cuore sì’

E’ l’anno dell’infermiere, ma oggi, 12 maggio, è la giornata di questi autentici eroi, a cui si è data troppo poca importanza ed il cui ruolo lo abbiamo rivalutato con l’emergenza Covid 19. Gli infermieri, come i medici, oss e tecnici, sono stati letteralmente sbattuti in trincea. Molti di loro non erano ‘armati’ di protezione e la morte ce li ha portati via. Nonostante tutto, loro non hanno indietreggiato da quella linea di guerra contro un virus bastardo, che non si conosceva e che poteva attaccarti alle spalle in ogni angolo dell’ospedale, della casa di riposo, della struttura sanitaria, dove la parola d’ordine è stata ‘salvare la vita al prossimo’.

Mai la giornata internazionale dell’infermiere,  assume un valore tanto simbolico e di vicinanza da parte dei cittadini alla categoria che ha lottato e lotta in prima linea nella battaglia al Coronavirus. Una giornata in cui ci piace soffermarci sui volti e sui cuori di questi ‘angeli’, che non sono solo guerrieri tra i corridoi, ma sono anche madri, padri, che hanno vissuto l’emergenza sanitaria non solo come dipendenti sanitari, ma anche come uomini e donne, che dovevano tornare a casa ed abbracciare dei figli, che spesso non hanno potuto nemmeno toccare. Esseri umani, che hanno visto la morte sopraggiungere su quei pazienti per i quali si sono spesi, ma per i quali restava solo il miracolo, che non è arrivato per tutti.

Anche il commissario dell’Ulss 7 Bortolo Simoni ha voluto dedicare agli infermieri del centro Covid di Santorso un pensiero di riconoscenza, rendendo pubbliche le loro foto. Quei volti coperti, ma da cui riesce a saltare fuori il sorriso di chi è orgoglioso come non mai del lavoro che svolge. Fiero di quello che ha fatto in questi mesi e spesso ‘a mani nude’ perchè come sappiamo, nei primi giorni dell’emergenza, i dispositivi non erano quelli di adesso, e si faceva una grande fatica a reperirli. Gli infermieri si sono difesi come hanno potuto.  Nel frattempo, ‘attaccavano’ il virus che attentava alla vita dei malati.

Anche Maria Teresa Sperotto, vicepresidente della Conferenza dei Sindaci dell’Altovicentino ha voluto ricordare queste figure in prima linea, ringraziandole per tutto il lavoro svolto senza risparmiarsi e dimostrando una resistenza, che forse nemmeno loro conoscevano.

Si spera che la festa di oggi non sia un giorno isolato in un momento storico unico, ma che sia l’inizio di un percorso di consapevolezza di un ruolo che va rivalutato nella nostra società, negli ambienti sanitari tutti e nelle sedi opportune.  Una professione che deve essere retribuita con dignità, che deve avere voce, quando c’è qualcosa che non va e non zittita.  Perchè forse, se qualcuno avesse dato ascolto a quelle voci in passato  silenziate, tante vite italiane non sarebbero state perdute.

Grazie,

di Redazione AltovicentinOnline

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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