“Mia nonna paterna era veneziana, sono legato a Venezia da un grande amore”.

Luca Fabrello incornicia così, con poche parole, lo splendido video realizzato giovedì a Venezia, in pieno lockdown per il coronavirus.

Un video mozzafiato, che ritrae la città Serenissima completamente sola con i suoi palazzi e i suoi canali, con pochi piccioni, rassegnati dall’assenza di cibo e di gente desiderosa di farsi una foto mentre regala qualche briciola di pane. Ristoranti chiusi, niente carretti per acquistare gadget, perfino pochi gatti a vagabondare tra le calli. E’ una Venezia atipica, nuova, profonda, sospesa su acqua pulita e con le gondole coperte e a riposo.

“Documentare questi momenti è compito di noi giornalisti – ha detto Fabrello ancora emozionato – Mi sono trovato in una condizione molto difficile da spiegare. Un misto di esaltante bellezza e struggente amarezza, nel silenzio irreale rotto solo dalle campane delle chiese, dallo sciacquio dei canali, dal grugare dei colombi e dai garriti dei gabbiani. È davvero una città di cristallo, delicatissima”.

La bellezza esaltante di Venezia e la sensazione inebriante di essere solo in mezzo a tanto splendore, non ha risparmiato al giornalista Fabrello una riflessione sui risvolti della vita vera, quella fatta di lavoro e pane, che costringe a guadagnare per vivere.

“Questa triste vicenda deve fare riflettere molto attentamente, perché se è vero che il turismo dissennato rischia di asfissiare La Serenissima, è altrettanto vero che proprio di turismo Venezia si nutre, e senza la vitalità cosmopolita che la alimenta l’equilibrio sociale ed economico è straordinariamente compromesso”.

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