I sindacati della Fiom Cigil scendono in campo contro gli industriali dell’Alto Vicentino che solo pochi giorni fa avevano dichiarato di essere pronti a ripartire con sicurezza totale per i lavoratori. “Lo stato non è una garanzia” avevano dichiarato Laura Dalla vecchia, Pietro Sottoriva e Luigi Schiavo, volti noti dell’imprenditoria e rappresentanti di categoria, sottolineando l’inconsistenza degli interventi economici messi in atto dal governo a tutela delle imprese e la necessità di far ripartire l’economia per evitare perdite eccessive e posti di lavoro.

Ma i sindacati non ci stanno. “E’ il Governo a decidere, insieme alla comunità scientifica, quando ripartire e non certo Confindustria”. Lo dice senza tanti giri di parole Morgan Prebianca, segretario generale della Fiom-Cgil di Vicenza a proposito della campagna mediatica portata avanti dagli imprenditori.

“Certo che le aziende dovranno ripartire, nessuno ha pensato che non avverrà, ma tutto ciò deve accadere quando il Governo, che è l’unica istituzione che può dare il via libera, lo deciderà. Nella nostra provincia abbiamo assistito troppo spesso, in queste settimane, a spinte per forzare. Ormai sono quotidiane le richieste di deroga in Prefettura. A questo punto vien da pensare che siano più importanti i clienti, il fatturato e gli utili che la salute dei cittadini. O peggio, che Confindustria voglia sostituirsi al Governo”.

Il segretario generale, inoltre, evidenzia le pressioni portate avanti dall’associazione industriali. Gli esponenti di Confindustria, su più fronti, continuano a dichiarare che le fabbriche apriranno prima che arrivi il via libera da Roma. “Affermano che le industrie sono sicure ma poi si scopre che le mascherine non bastano, che i gel igienizzanti non sono abbastanza, che non si sono dotati di strumentazioni per misurare la temperatura – dice Prebianca – Non servono i proclami serve efficacia, è assolutamente inutile affermare che si sono implementati i protocolli di sicurezza collaborando con tedeschi e cinesi. Basterebbe partire dal rispetto del protocollo nazionale firmato da Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e Governo dove, ad esempio, è scritto che le trasferte sono bloccate. Basterebbe seguirlo, senza forzare con interpretazioni diverse”.

Sicurezza sul luogo di lavoro significa sicurezza per la salute dei cittadini e anche salvaguardia degli ospedali. “Riaprire con gradualità, con orari ridotti, con tutti i dispositivi protettivi – conclude il sindacalista – Serve aprire un grande confronto tra sindacato e aziende sulla organizzazione del lavoro nelle fabbriche e sulla sicurezza, due temi importanti che non devono essere considerati slegati tra loro. Basta proclami, basta pressioni, basta parole al vento. Ora è il tempo della concretezza”.

A.B.

Coronavirus. Aziende pronte a ripartire: “Lo Stato non è una garanzia”

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