Dal 21 marzo è possibile fare attività motoria solo sotto casa. L’ordinanza del ministero della Salute prova a dire basta al procedere in ordine sparso, regione per regione, comune per comune. “Resta consentito svolgere individualmente l’attività motoria in prossimità della propria abitazione – dice il testo– purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro”.
Quanto è quantificabile la prossimità della propria abitazione? Nella nostra regione, il Veneto, il governatore Zaia aveva dato un valore a questo interrogativo, 200 metri, ma il ministero lo ha reso aleatorio.
Siamo arrivati ad una necessaria delibera perché, diciamocelo chiaramente, i cittadini si sono dimostrati da un lato poco responsabili, dall’altro rispettosi del vuoto normativo che il decreto precedente ha messo in luce.
Quindi, per contrastare l’uscita incondizionata delle persone, dei veri appassionati della corsa e dei nuovi maratoneti improvvisati per convenienza, c’è stata la stretta che ha portato il ministero a decretare la possibilità di svolgere l’attività motoria in prossimità della propria abitazione.
Prossimità significa grande vicinanza e anche questo lascia ampio spazio d’interpretazione, ecco perché la misura restrittiva del governatore Zaia ha una valenza diversa; è quantificata.
Probabilmente il divieto di svolgere l’attività motoria fuori dalla recinzione della propria abitazione, avrebbe dato meno opportunità ai “furbetti” di abusare anche di questa maglia più stretta rispetto a prima, ma pur sempre larga.
Perché? Il motivo è molto semplice. Duecento metri dalla propria abitazione, significa avere una reale distanza di quattrocento metri, con un’area di movimento che si estende per un’ampia superficie. Se si aggiunge il fatto che più cittadini possono avere questo ampio spazio di movimento, si può immaginare come si possa rischiare un assembramento nelle zone in cui si sovrappongono le distanze, molto più di quanto non poteva verificarsi fuori dai centri abitati.
I runners, quelli veri, hanno fin da subito seguito le indicazioni. Lo testimoniano gli appelli delle società sportive verso i propri soci, gli appelli di atleti che corrono per professione.
Dobbiamo quindi affidarci al buonsenso delle persone che si improvvisano corridori per poter uscire di casa, perché sfruttino l’opportunità che è stata data con i nuovi decreti, l’ulteriore occasione di dimostrare l’intelligenza rimanendo a casa e non abusare della disponibilità che è stata offerta per non dover “ingabbiare” le persone a causa dei comportamenti irresponsabili di qualcuno.
Andrea Nardello