Volenti o nolenti tutti noi siamo ormai parte di una rivoluzione.
La scuola chiusa ed il disagio che ne è conseguito sta facendo nascere un Nuovo Mondo digitale.
La formazione a distanza “forzata” sta provocando una reazione a catena di panico ma anche di eccitazione.
Ora il gioco è serio. Le scuole, pare, tarderanno ancora a riaprire e le videolezioni saranno le nuove armi per la conoscenza.
Nuove frontiere e nuovi orizzonti.
Mille possibilità da esplorare.
Non sarà semplice. La gestione è al momento caotica, sulle spalle di pochi insegnanti pionieri che stanno sconvolgendo il nostro e il loro menage familiare.
Le vite dei nostri figli sono radicalmente cambiate. Routine stravolte, relazioni sociali scombussolate.
In questi giorni ho visto e ricevuto appelli ai genitori per seguire i figli in questa rivoluzione ma le cose non sono così semplici.
Ci sono genitori (medici e infermieri in primis, ma anche operai, partite IVA e alcuni addetti del commercio) che nonostante tutto hanno dovuto continuare a lavorare e non possono seguire adeguatamente i figli in quella che è una nuova avventura per tutti, insegnanti, alunni, mamme e papà.
Ci sono i ragazzi con bisogni educativi specifici, ora completamente ignorati dai prof di classe e lasciati ai soli insegnanti di sostegno, alla faccia dell’inclusione.
Vorrei inoltre ricordare che esistono piattaforme opensource dove poter compilare esercizi e compiti.
Stampare costa, è per molte cose obsoleto, e poi non tutti hanno la stampante, si spreca una marea di carta e le cartucce richiedono troppe risorse per lo smaltimento.
Usiamo questa quarantena come un’opportunità per ridurre il nostro impatto sul mondo.
Le connessioni in Italia fanno schifo, è noto.
Abbiamo costi esagerati per connessioni ballerine, instabili.
Io ho 3 figli e prego che non ci siano mai più di 2 videolezioni in contemporanea.
C’è poi chi era pronto, superdotato tecnologicamente e capace di comprendere calendari, meet, Hangout, Skype, Classroom e chi più ne ha più ne metta.
C’è chi non ha mai usato nient’altro che il suo Nokia 3330.
Ci sono insegnanti che non hanno nemmeno WhatsApp, nel 2020, ma si stanno ingegnando per far funzionare tutto nel migliore dei modi e producono video, test, documenti.
Le lezioni con il rumore della moka del prof che borbotta (e tu che immagini il profumo di caffè) o il fratellino che passa in pigiama dietro l’interrogato (col cane in braccio) in collegamento video… saranno aneddoti da ricordare con simpatia, quando tutto passerà.
Ci sono poi insegnanti che sono sempre stati ipertecnologici ma che al momento si considerano in vacanza. Spariti.
Ci sono genitori, come me, che per una questione educativa non volevano concedere cellulare o tablet prima dei 13 anni e ora invece guai se non ci fossero…
Ci sono infine genitori che non sono mai andati a colloqui o riunioni che finalmente si rendono conto di cosa fanno i loro figli.
Ci sono genitori che ripassano e anche quelli che imparano cose nuove.
Ci sono perfino genitori che nell’uragano informatico che li ha travolti hanno trovato una chiave per aprire un dialogo coi loro figli adolescenti.
È un disagio, non c’è dubbio, ma può essere un’avventura.
È sicuramente un’opportunità.
Buon lavoro a tutti noi.
Alessia Gamba
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