di Fabrizio Carta, Dottore Commercialista e Revisore Legale
L’obbligo di tracciare il pagamento delle spese mediche, al fine di renderle detraibili nelle nostre prossime dichiarazioni dei redditi, adempimento necessario se vogliamo recuperare il 19% di quello che abbiamo già sborsato per la nostra salute: cosa cambierà e chi penalizzerà?
Innanzitutto, oramai tutti abbiamo imparato che sono considerati tracciabili quei pagamenti che possono, appunto, lasciare una “traccia”, cioè bancomat, carta di credito, assegni, bonifici; viene escluso quindi il contante.
L’obbligo però non investe tutte le tipologie di spese, ma solo quelle sostenute in negozi privati, ad esempio per l’acquisto di dispositivi medici, quali materassi ortopedici, stampelle, ecc…Devono inoltre, essere tracciati gli esami di laboratorio (come TAC e risonanze) e le visite mediche e specialistiche di qualsiasi tipo (dentista, psicologo, nutrizionista, ecc…), eseguiti in strutture private.
Questi sono solo alcuni esempi, ma in linea generale, tutto quello che non passa per strutture pubbliche deve essere tracciato.
E’ possibile invece, continuare a pagare in contanti tutti gli acquisti fatti in farmacie e parafarmacie, i ticket, e le altre spese sostenute in strutture sanitarie pubbliche, o in quelle private solo se accreditate al Servizio Sanitario Nazionale.
Perché non piace per nulla questa novità. Il motivo ce lo dice lo stesso Governo che, mettendo a budget per i prossimi anni maggiori entrate per 868 milioni nel 2021, e 496 milioni per il 2022, evidenzia il fatto che si tratta di una tassa occulta.
Diciamo questo perché stiamo parlando per grandissima parte di spese già tracciate, in quanto, come tutti sappiamo, per portare in detrazione le spese bisogna avere (e conservare) il documento cosiddetto giustificativo della spesa, per cui il nuovo obbligo non comporterà una maggiore richiesta di emissione di documenti fiscali, che già vengono richiesti/emessi per consentire la detrazione.
Inoltre, qualora fosse stato pensato per ricostruire la capacità di spesa del contribuente e rafforzare i controlli sui privati, anche in questo caso si tratta di dati già noti al fisco, in quanto vengono comunicati con la stessa dichiarazione dei redditi.
Da dove arriva allora la maggiore entrata dello Stato? Deriva proprio da lì, dal rendere più difficoltosa la detrazione.
La cosa che più indigna è che ad essere colpiti saranno prevedibilmente, in grandissima parte, una fascia di popolazione debole, ancora recalcitrante ad affidarsi a certe tecnologie, ovvero gli anziani, mentre farà gongolare gli istituti finanziari, che vedranno lievitare i loro introiti in spese bancarie e commissioni sui pagamenti. Infatti, non da meno è la relativa tassa occulta in capo ai professionisti, che si vedranno costretti a lasciare sul tavolo commissioni che arrivano fino al 3%; la logica dell’utile sarà di conseguenza che questa maggiore spesa sarà ribaltata sul cliente finale, che in questo caso è proprio il malato!
Ancora una volta ci troviamo di fronte a misure che consideriamo solo ideologiche, che servono a creare tasse occulte ed a rendere l’economia del nostro paese macchinosa, continuamente stritolata da evitabili, quanto inutili, spese in capo a cittadini, professionisti, lavoratori autonomi e imprese, strozzata da una macchina burocratica ipertrofica e paralizzante.
Altrettanto ideologica la lotta al contante che sostiene queste manovre, considerando che per l’Europa, tanto spesso chiamata in causa (ma solo quando bisogna sostenere cambiamenti in peius), il pagamento in contanti deve costituire “la norma nelle operazioni al dettaglio” (Raccomandazione della Commission n. 2010/191/UE del 22 marzo 2010), mentre l’unica disposizione vigente sulle limitazioni alla circolazione del contante è la Direttiva Antiriciclaggio (2015/849), che prevede che vengano monitorati i pagamenti in contanti sopra i 10.000 euro.
In italia l’obbligo è oggi di 3.000, che diventerà 2.000 dal primo luglio e 1.000 dal prossimo primo gennaio, in controtendenza rispetto a tutti gli altri paesi europei. Anche questo ci indigna, ma di questo ne riparleremo più avanti.
Ad maiora!
Fabrizio Carta, Dottore Commercialista e Revisore Legale