La Lega di Zaia dice ‘no’ a Matteo Salvini e il referendum sulla legge elettorale voluto dal leader del Carroccio per passare dal sistema proporzionale al maggioritario alle elezioni politiche, non passa perchè manca il numero necessario.
Servivano 26 voti, ne sono arrivati 25, perchè c’erano troppi assenti in aula, tra i quali il governatore Luca Zaia. Su tutto, ha pesato l’incapacità di fare gruppo, di esserci quando serve, segno che probabilmente, gli stipendi peggio pagati non sono quelli degli amministratori locali, ma quelli dei politici di alto rango, consiglieri regionali in primis.
Una débacle epocale, proprio sul referendum voluto da Salvini che, in pompa magna nei sondaggi e in cima alla lista delle preferenze degli elettori, alle prossime politiche avrebbe così potuto facilmente ottenere quei “pieni poteri” che invocava fino allo scorso agosto.
25 i voti favorevoli, 14 i contrari, 2 gli astenuti. Numeri che simboleggiano una sconfitta clamorosa, nella regione a trazione leghista che al leader Matteo Salvini dovrebbe garantire sonni tranquilli.
“Uno scivolone clamoroso”, lo hanno definito i pentastellati veneti, che hanno sottolineato: “Vi ricordate l’annuncio in pompa magna di Salvini sui prati di Pontida? Il segretario del Carroccio lanciava lo scorso settembre un referendum sulla legge elettorale per eliminare il proporzionale dal Rosatellum e istituire un sistema completamente maggioritario. Uno sfregio alla rappresentanza del voto popolare che Salvini pensava di poter approvare a tappe forzate grazie al voto favorevole di almeno 5 regioni, tra le quali ovviamente il Veneto di Luca Zaia. E invece proprio i leghisti veneti hanno fatto mancare i voti necessari nella decisiva seduta del consiglio regionale di ieri. Tra gli assenti spicca lo stesso governatore Zaia. Un autogol davvero tragicomico, che dovrebbe far pensare sull’affidabilità della Lega”.
I pentastellati però non credono nella semplice incapacità di fare dei conti elementari e ipotizzano che dietro a questo “sberlone in faccia a Salvini” ci sia dell’altro.
“Nulla va escluso, ma è possibile che questo sberlone in piena faccia a Matteo Salvini sia stato programmato con largo anticipo dalla fronda veneta. La Lega finge da mesi di essere compatta quando al suo interno si sta consumando una rottura silenziosa tra chi l’autonomia la vorrebbe avere vista già da un pezzo, e un segretario che ha cercato voti al sud promettendo sviluppo e lavoro, salvo poi rimangiarsi tutto al momento dei fatti. Salvini contava sulla ‘sua’ Regione simbolo e sul ‘suo’ governatore, Luca Zaia, e invece proprio da questi gli è arrivata l’amara delusione, con la bocciatura in Consiglio Regionale per un solo voto – hanno concluso i consiglieri regionali Jacopo Berti, Manuel Brusco, Simone Scarbel e Erika Baldin, commentando la bocciatura ieri della richiesta di referendum abrogativo della Legge Elettorale 51/2019 – Roba da starsene in silenzio con la coda tra le gambe. E invece di ammettere la sconfitta, Zaia e i suoi hanno annunciato ricorsi formali su regolamenti sostenuti equivoci. Ci sarebbe da ridere se il tutto non fosse in realtà molto triste: la Lega che si vanta di essere ormai prossima alla conquista del Paese e che vuole farsi leggi ad hoc, scavalcando il Parlamento e usando le Regioni che amministra, è in realtà ostaggio di alleati che rivendicano poltrone, nonché del proprio delirio di onnipotenza che le fa dare per scontati voti che così non sono. Noi del Movimento 5 Stelle riteniamo che una nuova Legge Elettorale nazionale sia indispensabile, ma sarà questo Parlamento a farla”.
A.B.