Emozioni, ansie, paure, ma anche decisioni delicate prese con forza e senza esitazioni. Sono la sintesi dei terribili momenti vissuti mentre la tempesta Vaia si scatenava sui boschi dell’Alto Vicentino e delle Dolomiti, con interi Comuni flagellati, strade e condutture devastate, e migliaia di alberi rasi al suolo come soldati caduti durante la guerra.
Tutto questo è stato riassunto in un diario presentato oggi durante una conferenza stampa a Palazzo Balbi a Venezia, dove il governatore Luca Zaia, affiancato dall’assessore regionale alla Protezione Civile Giampaolo Bottacin, ha affidato al pubblico il toccante racconto, dal titolo ‘I giorni di Vaia’.
Giorni indimenticabili per il Veneto e per l’Alto Vicentino, che si è trovato improvvisamente in uno stato di emergenza che non si era mai registrato prima.
Strade interrotte, la necessità di chiudere le scuole, la Protezione Civile chiamata in più comuni. Esu tutto l’Altopiano e nei comuni di Posina, Tonezza del Cimone e Valli del Pasubio, interi boschi rasi al suolo, lasciando poi l’inevitabile problema di ‘piazzare’ il legno al miglior offerente per cercare di tamponare, per quanto possibile, anche un ingente danno economico.
Lo ricordano bene i sindaci, che annoverano quei giorni come i “peggiori” dei loro mandati. Sindaci che sono stati per giorni e notti tra boschi e sede della Protezione Civile per capire come risolvere i problemi e dare risposte ai loro cittadini. Alcuni in prima linea a “tirare fuori la gente da boschi e acqua”, qualcuno ha rischiato addirittura la vita. Qualcuno ha tenuto il consiglio comunale alla luce delle candele, altri si sono messi in strada con le torce ad assicurarsi che non ci fossero feriti in balìa del maltempo. Sindaci che sono stati i veri eroi della politica, gli unici a sporcarsi le scarpe e le mani dimostrando il valore del loro ruolo.
Questa mattina, alla presentazione del diario, Zaia ne ha spiegato l’origine: “L’idea dell’assessore Bottacin di riunire in un diario quell’esperienza mi ha restituito il senso dell’impegno di quei giorni con le impressioni rivissute e scandite minuto per minuto, ora per ora. Giorni in cui anche per me e per lui la giubba della Protezione Civile regionale era diventata una seconda pelle”.
“Ho scritto questo libro per due motivi – ha spiegato l’assessore regionale Bottacin, questa volta in veste di scrittore – Da un lato ho voluto raccontare la mia esperienza personale, condividendo tutte le esperienze umane, gli incontri, l’umanità, le reazioni e capacità della nostra gente di rimboccarsi le maniche senza piangersi addosso. Dall’altra, mi è sembrato importante anche spiegare come funziona la macchina della Protezione Civile. Nel nostro caso poi, era la prima volta che si metteva in pratica quanto contenuto nel nuovo Codice Nazionale di Protezione Civile. Un’esperienza unica, che ha permesso di dimostrare a tutti quanto la Protezione Civile del Veneto è un’eccellenza e per me, personalmente, un grandissimo orgoglio”.
A.B.