Il grande errore iniziale di tutta la partita ‘autonomia’ è stato mettere dei limiti (veloci) di tempo e festeggiare il Natale scorso per dei risultati mai raggiunti.
Lo hanno capito ormai tutti, in primis quelli che hanno osannato la vittoria ed è per questo che oggi Luca Zaia, governatore del Veneto, non può mostrarsi collaborativo con il ministro per le Autonomie regionali Francesco Boccia nel momento in cui lui pone come scadenza il 2023.
“Se il ministro Francesco Boccia, conferma che l’autonomia andrà a finire al 2023, per noi la partita è già chiusa – ha commentato Zaia – Ci faremo sentire. Io ho due milioni e 328 mila veneti che il 22 ottobre 2017 hanno votato per l’autonomia. Noi i compiti li abbiamo fatti”.
Zaia però non si ferma a questo e prosegue con il ‘pungolo’ a Boccia: “Visto che dice di essere un centravanti, vediamo se fa gol. Boccia ha trovato un sacco di lavoro ben fatto. Se così non fosse vorrebbe dire che il premier ha raccontato bugie per un anno, visto che aveva annunciato la chiusura per febbraio”.
Dal canto suo, Boccia non replica ai singoli contendenti. Dopo lo scontro con il governatore della Lombardia Attilio Fontana, che ha dichiarato “Boccia non ha un collegamento diretto con l’autonomia e continua a parlare dell’articolo 3 della Costituzione” e con il più conciliante Stefano Bonaccini (Emilia Romagna), Boccia ha rilanciato: “Vorrei che tutte le Regioni facessero domanda di autonomia differenziata, in una cornica unica nazionale. Poi è giusto far correre ciascuna secondo le esigenze che hanno i territori, ma sempre dentro quella cornice. Vogliamo partire subito, ma questo è un processo che tocca le fondamenta della Repubblica e che non si può completare in un mese. Prima facciamo la cornice nazionale unica, poi partiranno le intese già nei prossimi mesi e poi si andrà in Parlamento. Spero che tutte le Regioni facciano domanda per l’autonomia differenziata e che entro la fine della legislatura nel 2023 tutte le Regioni possano dire che hanno interpretato decentemente la Costituzione repubblicana. Spero si possa partire già da gennaio 2020, ma partire non significa arrivare”.
Anna Bianchini