Autonomia addio e più statalismo. Sta tutta lì, al punto 17, nelle poche righe ‘linee di indirizzo programmatico per la formazione del nuovo governo’ siglate tra Movimento 5 Stelle e Pd, la beffa per i veneti.

“Chiunque andrà a Palazzo Chigi ci troverà sulla porta” è stato il commento a freddo del governatore Luca Zaia, il quale si dovrà scontrare con la realtà dei fatti.

Quella del governo giallo rosso, sarebbe infatti proprio quell’autonomia ‘annacquata’ che il presidente di una delle regioni più produttive d’Italia dovrà decidere se firmare o no.

Le autonomie regionali sono infatti uno dei punti proposti dal nuovo governo, ma da quanto traspare dalle prime dichiarazioni e da quanto scritto nero su bianco, lo stampo da seguire sarà quello dell’Emilia Romagna, che non prevede le ‘agevolazioni’ fiscali richieste da Veneto e Lombardia, si accontenta di meno competenze e, in sostanza, peserebbe molto meno sulle tasche dello stato.

“E’ necessario completare il processo di autonomia differenziata giusta e cooperativa che salvaguardi il principio di coesione nazionale e di solidarietà, la tutela dell’unità giuridica ed economica – recita infatti il punto della bozza condivisa da 5 Stelle e Pd – Occorre inoltre avviare un serio piano di riorganizzazione degli enti locali, sopprimendo gli enti inutili”.

Se ne dovrà fare una ragione Luca Zaia, che aveva annunciato di “essere un nido di vespe” pronto a pungere chiunque si dimostri intenzionato a deludere i 2.317.923 cittadini del Veneto che il 22 ottobre 2017 andarono alle urne per gridare il loro ‘sì’ alla richiesta del governatore di mostrare l’intenzione dei residenti nella regione ad ottenere le 23 competenze grazie alle quali il Veneto avrebbe potuto trattenere molti più soldi nel territorio, agevolando così investimenti per sviluppo, infrastrutture e lavoro.

Una richiesta che, anche con il breve governo a trazione Lega – 5 Stelle non era stata ‘spinta’ con decisione dal leader del Carroccio Matteo Salvini che, fino all’ultimo, cioè nei giorni chiave nei quali ha consegnato l’Italia nelle mani del governo più a sinistra che si potesse immaginare, non aveva mai parlato con convinzione di autonomia, limitandosi a pronunciare la ‘parola chiave’ per veneti e lombardi solo ai comizi del nord, ma guardandosi bene di farlo durante le apparizioni da Bologna in giù.

Anna Bianchini

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