Medici reclutati tramite coop, “procedura illegittima e pericolosa fatta per risparmiare sulla pelle dei pazienti”.

Sono trentasei le denunce depositate a Ispettorati del lavoro, Nas e Corte dei conti da parte di Anaao Assomed, associazione sindacale dei medici ospedalieri, che ritiene assolutamente sbagliata l’assunzione nelle strutture sanitarie pubbliche venete di personale medico reclutato tramite cooperative e società di servizi.

Una scelta che, da parte dell’assessorato alla Sanità, è stata descritta come un modo per porre rimedio alla carenza di medici, ma che secondo Adriano Benazzato, segretario regionale del sindacato, rappresenta una scelta “illegittima e pericolosa, fatta non tanto per reperire personale ma per risparmiare sulla pelle delle persone”. Si tratta infatti, secondo il sindacato, di impieghi di natura molto delicata, che richiedono competenze precise e acquisite in anni di studio e di esperienza, con titoli sottoposti ai ‘raggi X’, che Regione Veneto affiderebbe a “personale per lo più non specializzato”.

“Le denunce sono conseguenti alle pericolose e illegittime procedure adottate, ben 500 atti amministrativi per gli anni 2018 e 2019 dalle aziende sanitarie del Veneto, per il reperimento di “personale medico da impiegare nel Servizio sanitario regionale, per lo più non specializzato contrariamente a quanto previsto e richiesto dalla normativa”.

Il sindacato rileva a che il conferimento di incarichi libero professionali così come l’impiego di camici bianchi forniti da cooperative sia stato già bollato come illegittimo da diverse sentenze e pronunciamenti del Consiglio di Stato, della Cassazione e della Corte dei conti. “Finora sono migliaia i medici temporaneamente ingaggiati dalle Usl del Veneto con queste illegittime modalità – rincara Anaao – Non possiamo accettare tali pratiche, assolutamente pericolose per i cittadini, poiché affidate, soprattutto nei Pronto Soccorso, ma anche in altre specialità, a colleghi giovani, senza o con limitata esperienza con la scusa della carenza di medici, ma nella realtà con l’obiettivo di risparmiare sulla pelle delle persone”.

Secondo l’associazione sindacale si pone un serio problema di sicurezza: “Il ricorso a questi medici inficia e sovverte la normale organizzazione del lavoro nei servizi e nei reparti degli ospedali con una significativa e preoccupante compromissione della sicurezza e della qualità delle cure e aumento del rischio clinico”.

Resta il fatto che la carenza di camici bianchi in Veneto è pesante. Ci sono quasi 1300 posti vacanti e anche gli ultimi concorsi banditi da Azienda Zero per le Usl della Regione non hanno consentito di reperire professionisti a sufficienza. “La carenza di medici nella nostra regione non può in alcun modo rappresentare un alibi per eludere sistematicamente e in modo consolidato la normativa, peraltro continuando a occupare posti di lavoro altrimenti destinabili alla dirigenza medica, alimentando il precariato e delegando cure e servizi a soggetti provati la cui selezione, a nostro giudizio, è inadeguata – sottolineano dal sindacato –  Pretendiamo che siano rispettate le condizioni minime di sicurezza e qualità delle cure e organizzative, nessun alibi può giustificare il venir meno di queste condizioni”.

A.B.

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