“Manca l’educazione sentimentale”. Questo potrebbe essere l’inizio e la fine di un’inchiesta su separazioni, divorzi e affidi. Questo è quanto dice lo stesso avvocato Gian Ettore Gassani, fondatore nel 2007 dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani, il motivo principe del boom delle esplosioni di nuclei familiari. Questa firma di prestigiosa esperienza nel settore descrive una realtà non indagata. Un ardore di molte coppie per il matrimonio fatto di tante inconsapevolezze, che nessuna esperienza indiretta ha mai tramutato in lucida coscienza sulle cause di tanti “scoppi”, anche sui dettagli importanti delle cause delle deflagrazioni senza remissione: le famiglie d’origine, le abitudini del compagno, la possibilità che l’ardore sensuale si esaurisca e lasci spazio ad una trasformazione per sentimenti meno carnali e più spirituali per crescere la prole concepita insieme, sapere che l’accesso ai “social network” è per chiunque una causa probabile di infedeltà (nessuno escluso e nessuno esente). Come tale anche la legge ormai riconosce dignità di giusto tradimento anche ai “flirt” maturati sulla rete, in grado, se provati, di produrre “accrediti” legali a carico di chi li compie dentro un matrimonio. Gassani da le sue statistiche da Federalismo dei Separati: “Sono 400 ogni mille al nord e 180 ogni mille al sud, dove la famiglia nonostante lo “tsunami culturale” resiste ancora”.
Per un’analisi che produca un quadro equo su separazioni e divorzi serve tutto. Servono i numeri freddi dell’Istat e l’esperienza degli avvocati matrimonialisti ma giova anche guardarsi intorno con morbosa curiosità. Vedere quanto poche, tristemente, siano le unioni che reggono il colpo di fronte ad una mole incalcolabile di attacchi che un matrimonio o una convivenza devono o dovrebbero sopportare e fronteggiare con stoico ardore.
Le fredde cifre Istat dello scorso settembre parlano chiaro. Il bollettino di guerra è quello di un aumento in tutte le età di divorziati e divorziate. Numeri sibillini: separazioni più che quadruplicate dal 1991 (da circa 376 mila a oltre 1 milione e 672 mila), principalmente nella classe 55-64 anni (da 0,8% a 5,3% gli uomini, da 1,0% a 6,4% le donne). Tra gli individui di 15-64 anni, a fronte di un lieve calo della popolazione (-309 mila), diminuiscono molto le persone coniugate (3 milioni e 843 mila in meno) a vantaggio soprattutto di celibi e nubili (+3 milioni e 90 mila) e, in misura molto più contenuta, dei divorziati (oltre 972 mila in più). Ma ci sono dati più specifici anche sul report del febbraio 2018 sempre forniti dall’Istat. La forza del matrimonio classico perde dal 2008 al 2015 quasi il 30%. Recuperando una differenza del 2,4% solo dal 2014 al 2015. In pratica i matrimoni in questo arco temporale sono passati da 246.613 a 194.377. Aumenti lievi ma costanti delle separazioni (con un +13% circa) e dei divorzi che dal 2014 al 2015 hanno visto un picco del +57% passando da 52.355 a 82.469, “annus horribilis” evidentemente dei sentimenti coniugali. Ma a queste cifre si aggiungono poi dati importanti sulla regolamentazione dei figli che in larga parte figurano come affidati in modo condiviso con percentuali che superano il 90%.
Nella sostanza però vige un’applicazione giurisprudenziale e giudiziale del “collocamento prevalente” che di fatto viene regolato quasi sempre a favore delle madri. Questa prassi nasconde molte insidie perché all’interno di coppie che si separano in modo conflittuale non di rado i figli vengono “usati” come randello e grimaldello del rancore e dell’astio residuale (che a volte dura per anni), a discapito degli stessi figli ma anche di una genitorialità che di fatto spesso diventa impari a danno dei papà, i quali solitamente godono solo di sporadici diritti di visita nonostante allo stesso tempo siano obbligati al mantenimento della prole, spesso della ex moglie e a lasciare la casa familiare affrontando un’odissea ancora oscura e insondata da statistiche, media e grande pubblico.
Ma cosa dicono gli esperti avvocati che seguono queste serissime tragedie familiari nella fase più delicata e conflittuale di divorzi e separazioni nei tribunali? Secondo l’avvocato Gassani ci si separa perché riguardo al matrimonio c’è un “atteggiamento consumistico”, e aggiunge “la coppia non si mette in discussione, alla prima crisi si rivolge all’avvocato, non si seguono percorsi di psicoterapia di coppia se ci sono problemi di comunicazione, sessuali o altro. Quindi prima strada più veloce diventa il tribunale. Prima si faceva di tutto per salvare la famiglia, anche nell’interesse dei figli, la famiglia è sempre stata un’istituzione indistruttibile ed è sempre stata il vanto del nostro paese rispetto agli altri paesi del mondo. Dopodichè uno “tsunami culturale” ha travolto il nostro paese ed ha fatto in modo di farci diventare separati al pari dei francesi, degli inglesi, dei tedeschi, se non di più in alcune regioni del nord. Resiste ancora il matrimonio da Napoli in giù, al nord ci sono 400 separazioni ogni mille matrimoni, al sud 180” e su queste cifre lapidarie l’esperto marca una differenza sulla tenuta familiare nella geografia italiana. Lo tsunami culturale dove ha le sue radici? “Il matrimonio diventa una scommessa, se va bene ok altrimenti si va in tribunale. Anni fa scrissi il libro i “Perplessi sposi” perché la coppia scoppia, perché c’è la mancanza di dialogo, di un progetto comune, prima era una vera e propria società basata sulla famiglia. Le cause specifiche sono in primo luogo quello che definisco “infedeltà tecnologicamente assistita”” – usa questa locuzione Gassani e senza mezzi termini continua spiegando – “internet moltiplica i fedifraghi perché si moltiplicano le occasioni, la legge è rigorosa e punisce anche queste situazioni, c’è a riguardo un addebito riconosciuto dalla legge. Poi c’è il figlio che fa scoppiare la coppia. Nasce il primo figlio e finisce l’intimità sessuale, il figlio diventa praticamente il Budda di casa e in famiglia si vive solo per lui, si dimenticano tutte le intimità di coppia, le cenette, e la vita di intima va in terzo piano”.
E di nuovo: “Manca l’educazione sentimentale: non si riesce a dividere la coppia genitoriale da quella coniugale, bisogna tenere conto poi che ci sono anche oltre un milione di coppie di fatto, che paga il mutuo, che mette al mondo figli, con 100mila figli che nascono fuori dal matrimonio”. Sulla riforma in corso del ddl 735, detto Pillon, sull’affido dei figli dopo le separazioni l’avvocato Gassani esordisce così: “purtroppo nel nostro paese l’affido condiviso non è mai stato attuato, perché è una legge culturale prima che una legge di diritto. Il fatto che i figli hanno diritto a rapportarsi con entrambi i genitori dopo il matrimonio è un fatto culturale che il nostro paese non ha recepito la legge in vigore, la legge Paniz, la 54 del 2006. Pillon è stato abile a cavalcare la tigre dell’insoddisfazione, l’Ami è stata la prima a denunciare il fenomeno dei padri separati che fanno la fila alla Caritas. Però non è che però questa sia la soluzione di tutti i mali. Il rimedio è peggiore del male, vuole introdurre la mediazione familiare obbligatoria che è un ossimoro culturale, il diritto di famiglia non è uguale dappertutto. Le rivoluzioni non devono stravolgere tutti i principi. Vanno fatte le leggi che possono essere anche economicamente coperte. C’è però un’ingiustizia di fondo dove i padri sono stati relegati a genitori di serie B, e questa cosa va sanata. Non è un derby fra uomini e donne. Purtroppo qualunque discussione in Italia la si butta in politica, non è una guerra di generi, non ci sono guelfi e ghibellini, dobbiamo cominciare a ragionare guardando in faccia la realtà. La soluzione migliore è quella di prevedere che ci siano due giorni a settimana per il genitore non collocatario e i week-end lunghi dal venerdì al lunedì, in modo tale da poter arrivare a 10/12 giorni al mese. La seconda cosa è che il genitore canaglia deve essere sanzionato pesantemente e penalmente se frappone ostacoli coi figli e questo Pillon non l’ha inasprito, parlo dell’art. 388 secondo comma che è quello che serve a punire il genitore che frappone ostacoli. Il problema riguarda una legge quadro che qualifichi i tribunali, che obblighi alla specializzazione di avvocati e magistrati, troppi dilettanti si stanno occupando del diritto di famiglia, che è a se stante. Un magistrato che si occupa di sfratti come può gestire una separazione? E’ il buon senso che deve vigere nel diritto di famiglia che non ammette prestampati. Non lo sono quelli di oggi e nemmeno lo saranno quelli del Pillon domani”. Sui contenuti del decreto Pillon continua: “c’è un blackout culturale da entrambe le parti, c’è impoverimento del dibattito fra i generi, va trovata una soluzione per tutti, la Pillon tutela tanto i padri e poco i figli, poi vanno rispettate le sentenze e applicate anche con arresto di chi non rispetta le ordinanze”. Gassani conclude con un “è stata fatta la legge sull’affido condiviso adesso vanno fatti gli italiani, c’è ancora troppo conflitto fra i generi e troppe generalizzazioni che non aiutano e vanno superate”.
Anche l’avvocato Miria Fattambrini viene interrogata sul perché ci si separa secondo la sua esperienza: “una risposta univoca non c’è, dipende caso per caso. La maggior parte delle volte succede quando nasce un figlio, o per i tradimenti, ma questi sono la parte finale di qualcosa che già non funziona” e aggiunge Fattambrin: “La nascita dei figli altera molto la vita coniugale, nasce il figlio non si possono fare le cose di prima, oppure troppa routine o ingerenze della famiglia d’origine; è la donna che arriva per prima alla separazione, molte cose si trascinano. L’uomo, anche se è consapevole che le cose non vanno, non prende l’iniziativa, anche perché sa che ci sono molti svantaggi, alle volte mi fa pure molta pena, deve lasciare la casa e dare tutti i mantenimenti”. Secondo l’avvoccato, molto gioca la routine: “Non accorgersi del partner nel quotidiano è anche una causa di divisione insieme ai ritmi quotidiani”. L’epidemia della separazione è tale perché “adesso ci si occupa meno del giudizio degli altri” e quindi per la Fattambrin questa minore incidenza dell’occhio sociale ha liberalizzato lo scioglimento di tante coppie. Sull’affido dei figli qual è la tendenza? “Certe volte arrivano con i figli in studio ma li mando via – dice l’avvocata – non è bene che il figlio sia presente fisicamente a questi incontri molto delicati”. C’è una preferenza per la donna dei giudici? “Tengono conto del tempo a disposizione, molto dipende dall’intelligenza delle persone e dalla capacità degli avvocati di fare trasformare una separazione giudiziale in consensuale, per l’affido dei figli si da un calendario di visite ma si scrive sempre la formula “salvo diversi accordi”che lascia margini per un progressivo miglioramento dei tempi di permanenza con entrambi i genitori”.
Christian Azzolin è anche lui avvocato nel campo delle separazioni: “Le cause principali di separazione attualmente sono le classiche gocce che fanno traboccare il vaso, ci sono matrimoni o convivenze che nascono superficiali, lì giocano un ruolo importante le ingerenze familiari, alcune famiglie ritengono i figli un prolungamento di loro stessi anche da adulti, nei decenni passati le coppie stavano insieme per motivi economici e per la religione, oggi l’utilizzo ossessivo e forsennato dei social, crea equivoci, può creare relazioni, anche virtuali ma che sono equiparati al tradimento, spesso l’adulterio trova cause più profonde in una crisi generale della coppia ci si approccia con la riserva mentale che tanto è normale separarsi, questa è una leggerezza perché non ci si rende conto di cosa comporta la separazione che comunque è un lutto o una sconfitta quando le parti non trovano punti d’incontro”. Fra separazioni e indigenza qual è il legame? “I problemi economici in realtà rendono ancora più difficile separarsi, quando si creano due nuclei familiari si crea spesso una nuova povertà sia per la moglie che per il marito”. Il ruolo della donna è davvero la parte più debole? “Le donne rispetto a 20 anni fa riescono a raggiungere una autonomia economica, ma ancora non c’è una vera parità e questo incide sulle misure adottate dai giudici, c’è stata una sentenza della cassazione poi rivista che parla della donna giovane che ha una capacità lavorativa che deve mettere a frutto, nel momento in cui la coppia ci separa”.
Giuseppe Scarcella