Franco Balzi ci riprova e la motivazione che lo spinge a candidarsi a sindaco per il secondo mandato è molto semplice: “Ho acquisito conoscenza della macchina amministrativa, dei problemi e dei meccanismi che complicano la vita degli amministratori. Oggi riesco ad individuare le soluzioni molto meglio di 5 anni fa”.
Nel territorio Balzi gode del soprannome ‘il sindaco dei profughi’ ed in effetti in questo ambito la differenza l’ha fatta eccome, tanto che il suo modello è diventato esempio nazionale apprezzato perfino dal Papa. Ma questa è solo la punta dell’iceberg.
Un iceberg grande, Balzi, che se ne sta fermo a lavorare senza schiamazzi, portando a termine ambiziosi progetti che hanno meritato una pioggia di contributi a livello europeo. Un solo rammarico: “Con i sindaci del territorio non siamo ancora riusciti a fare squadra”.
Sindaco Balzi, è pronto per tentare il bis…
Assolutamente sì. La disponibilità a guardare ai prossimi 5 anni nasce da una maggiore consapevolezza di tutto quello che riguarda l’amministrazione pubblica. In parallelo è cresciuto il ‘voler bene’ alla comunità che rappresento, a cui cerco di portare soluzioni ai problemi di ogni giorno.
Lei sarà sempre un civico giusto?
A Santorso la tradizione del ‘civico’ dura da 20 anni. E’ positiva perché unisce aree diverse, abbassa le bandiere in nome del bene comune. Io non ho mai avuto tessere di partito, mi riconosco in un connubio di esperienze.
Che Sindaco è Franco Balzi?
Ho 58 anni e sono assolutamente sereno con me stesso. So di essermi messo in gioco al 100%, con passione e genuinità, con tutta la tenacia e competenza che possiedo. Se sarò rieletto, nel secondo mandato sarò meno indulgente con i miei collaboratori, ai quali voglio dare più margine di azione e più responsabilità. Chiedendo in cambio una dedizione maggiore naturalmente. Ho cominciato a 53 anni, ho scoperto che ci sono tantissime occasioni per imparare a crescere, sia dal punto di vista professionale che umano.
Lei è umile.
Sono umile nel senso che non vendo cose che non ho e so riconoscere quando non ho le soluzioni. Ma so anche riconoscere quando sono artefice di un successo. Cerco continuamente le risposte e a furia di cercare, le trovo. Mi piace fare il sindaco perché mi mette a confronto con tutti.
Che Comune è Santorso?
E’ una cittadina bellissima dove si vive molto bene. Guardi i colori del cielo, le strade, le case, Il Summano. La gente è meravigliosa. La comunità è ricca di risorse, di persone buone e generose. Il fatto di riconoscermi idealmente in questa identità costituisce una grossa spinta di energia positiva nel cercare di rappresentarla al meglio e di provare a creare le condizioni per il suo benessere. Santorso è un’eccellenza in molti ambiti. Pure nella sua dimensione modesta (6mila abitanti), è un punto di riferimento per tante iniziative sovra-comunali, basta pensare allo Sportello Energia (12 comuni coinvolti) e la sostenibilità, alla rete delle politiche giovanili, allo Sprar, al recente tavolo di co-progettazione sociale.
Lei ‘sbandiera’ poco i suoi risultati, eppure Santorso è il comune dell’Alto Vicentino che ha ottenuto più fondi europei. Lei è come un iceberg, si vede la punta, ma la sostanza è ben nascosta sotto il mare. Eppure c’è…
Sono un po’ schivo, è il mio carattere. Non mi piace urlare o essere appariscente. Lavoro tantissimo, con molta pazienza, ma preferisco rimanere sotto traccia. Il fatto di non ‘sbandierare’ i risultati non significa che non ci siano, abbiamo realizzato tantissimi progetti che non sono eclatanti, ma fondamentali per il buon vivere, come la realizzazione della biblioteca comunale, la ciclabile per l’ospedale, il nuovo eco centro, la sistemazione di Villa Miari. Abbiamo fatto tantissime cose a Santorso, cose importanti. E spesso i cittadini sono stati assoluti protagonisti.
Ci spieghi…
Abbiamo date tanto spazio a proposte che arrivavano dai cittadini, li abbiamo coinvolti volutamente. Molte richieste, o idee, si sono trasformate in bandi, lavori pubblici, servizi. La gente ha passione, ama il suo territorio e spesso hanno voglia di mettere in gioco le loro competenze, che rischiano di rimanere sconosciute se non ci si ferma ad ascoltare. Questa filiera ha tenuto in piedi tanti progetti: lo Sportello Energia è partito da 6 cittadini e ora coinvolge 12 Comuni. Ora c’è in corso un progetto per il quale abbiamo già ottenuto un finanziamento di 60mila euro e di cui sono protagonisti assoluti alcuni ragazzi di terza media: la sistemazione di un percorso ciclo pedonale.
Solo soddisfazioni?
Purtroppo no. Ci sono poche risorse per far fronte a tutti i bisogni. Abbiamo cose bellissime, come ad esempio Villa Rossi, per la quale però non abbiamo soldi e non sempre i cittadini lo comprendono.
Il rapporto con i sindaci degli altri Comuni com’è?
Ho un grande cruccio: volevo sviluppare una rete sovracomunale con i colleghi, ma il progetto non è decollato. Tra sindaci non riusciamo a fare squadra, siamo fermi a 5 anni fa. Non riusciamo a trovare quel punto di svolta che ci permetterebbe di fare il salto di qualità per concretizzare quello che tutti diciamo di volere. Forse servirebbe più generosità da parte dei sindaci, bisognerebbe evitare di pensare solo ai propri bisogni immediati. Fare il bene è una partita di giro, lo fai e poi ti torna. Voglio sottolineare una cosa però: non è colpa di uno solo.
La cosa di cui è particolarmente orgoglioso?
Il taglio della tassa dei rifiuti del 16%, ottenuto con il raggiungimento dell’81% della raccolta differenziata. A dire il vero, ho tante cose di cui essere orgoglioso, ma molte sono di difficile comprensione per i cittadini, perché riguardano l’impegno nella conferenza dei Sindaci, nell’Unione Montana, nelle questioni tecniche di amministrazione. Diciamo che la riduzione delle tasse è una cosa evidente, che si misura con il portafoglio ed è facile da verificare.
Lei è definito ‘il Sindaco dei profughi’. Appare come quello che vorrebbe profughi in ogni angolo. E’ così?
Io sono assolutamente contro l’accoglienza incontrollata che abbiamo subito, perché fa male a tutti. Sono invece assolutamente a favore dell’accoglienza diffusa, che prevede un numero di richiedenti asilo proporzionato alle disponibilità del Comune. A Santorso abbiamo dato prova che questo sistema è possibile ed è una risorsa sia per le persone coinvolte che per la comunità. Anche sul piano della sicurezza, che è un sacrosanto diritto per i cittadini, questo tipo di accoglienza è una garanzia.
Il suo sistema di accoglienza è diventato un modello nazionale, apprezzato anche dal Papa.
Io detesto i divismi, ma ammetto che trovarmi davanti al Papa è stata un’emozione immensa, un regalo dal valore inestimabile. Altro che iceberg, mi tremavano le gambe ed ero in un vortice di entusiasmo e commozione.
Qual è stato il momento peggiore durante il suo mandato da Sindaco?
Vedere il Summano che bruciava. E’ stato mortale, ero sopraffatto da quella rabbia che nasce dal senso di totale impotenza.
Il momento migliore?
Quando si realizzano i progetti. Ogni volta è una spinta per guardare ad un progetto nuovo.
Anna Bianchini