Che Trento giochi un ruolo chiave sul completamento dell’A31 si sa ma non, a quanto pare, sullo in sbocco in  A22. L’idea di Rovereto Sud, tanto amata dal neo presidente della provincia trentina Maurizio Fugatti, frana con la volontà della Regione Veneto di mantenere inalterato il tracciato. Dopo il clamore della sparata di Fugatti sembra che il suolo ruolo si stia ridimensionando, passando a pedina della scacchiera ‘A31nord’. Lui la vuole l’autostrada e questo basta al Veneto, che non intende cambiare il tracciato vicentino.

Un intento che trova conferma anche nelle parole di Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale del Veneto: “Si sta trattando col Trentino, che ha cambiato passo rispetto a prima: Trento la vuole – continua- Stiamo discutendo sul tracciato e sui flussi di traffico ma, per noi, il tratto vicentino rimane così come è”.
C’è in più il categorico, ma nemmeno troppo esaustivo, “noi la portiamo sino al confine” del governatore veneto Luca Zaia, riportato nelle pagine de Il Giornale di Vicenza. Ad oggi, a quanto pare, la certezza sta nelle trattative tra le due Regioni.

Dalla parte veneta, però,  non si sposterebbe di un solo millimetro il tracciato dell’A31 Nord, restando impresso sulla vallata dell’Astico. Salva quindi la Val Posina? Sembrerebbe così, secondo quanto detto da Zaia e Ciambetti. Rimane da capire cosa, e come, Trento deciderà per la propria parte.  Ma, soprattutto su quale uscita l’A31 sboccherà sull’A22.

Cassato quindi il tracciato T5 che ha fatto sognare Fugatti? Sembra proprio di sì. Un percorso che era parso subito un ‘incubo ambientale’ da quei Comuni che ne avrebbero fatte le spese. Tra le sei soluzione analizzate ancora nel 2011 dal Consorzio Reatia, per conto della società autostradale, “il tracciato T5 risulta quello più penalizzato, sviluppandosi in una valle con scarsa presenza di viabilità ed un’unica strada di valle, in alcuni punti, non percorribile da mezzi d’opera. Imbocchi, gallerie e viadotti raggiungibili se non con l’apertura di piste di cantiere molto difficili da costruire- si legge nello studio – Il T5 è il meno performante, col traffico orario medio dimezzato”.

Uno sbocco, quello verso Rovereto sud, che avrebbe portato beneficio al traffico turistico, non di certo a quello commerciale sul quale punta il Veneto. Se sull’A31 nord Zaia dice “noi per la nostra parte la facciamo”, tutto fa pensare quindi che il capriccio di Fugatti possa venire presto messo da parte, sfruttando comunque l’uomo leghista trentino per portarsi a casa l’opera. Un cantiere che di anni sulle spalle ne ha parecchi, cinquanta, che ad ogni tornata politica-amministrativa viene rispolverato.

“Sono contento che il Veneto abbia pensato al Veneto e non abbia ceduto al ricatto del trentino- dichiara Andrea Cecchellero, sindaco di Posina che sin da subito aveva espresso le proprie perplessità circa il tracciato T5 riportato in auge da Fugatti- L’opera è funzionale ed importante per il Veneto, ma se seguiva i capricci di Fugatti non avrebbe avuto alcun senso”.


tutto per la concessione autostradale
Il completamento della Valdastico Nord gioca sempre e comunque un ruolo importante. Lo sa bene Serenissima che fa i conti con la proroga della concessione, che dipende dal completamento della Valdastico Nord. “Viene da chiedersi se e quanto siano valide le analisi e le motivazioni sino ad oggi addotte per giustificare l’opera – commenta Luca Canale che da anni si batte contro la Valdastico Nord – Secondo alcune dichiarazioni dei due Presidenti, del Veneto e del Trentino, tale “soluzione” potrebbe portare ad escludere una fase di VIA nazionale limitandosi a quelle regionali, in modo da escludere auspicabili “analisi costi-benefici”, ed interferenze da parte di figure istituzionali non allineate con il “Partito dell’asfalto”.

“Ulteriori incisi e sottili allusioni riportate sulla stampa riportano il rischio di “cause miliardarie se non si fa l’autostrada” (sottintendendo che le cause sarebbero contro il Ministro Toninelli)- continua Canale – in realtà era già previsto dal contratto di cessione ad Abertis che in caso di “mancato rinnovo della concessione” il contratto sarebbe stato nullo, e quindi i precedenti proprietari di A4 Holding (Banca Intesa in primis) dovrebbero restituire quanto percepito, ma se, come chiarito in occasione dell’incontro al Mit, la concessione non è collegata alla realizzazione dell’opera verrebbe a cadere anche questa velata “spinta persuasiva”.

“Confidiamo che questa ennesima sciarada serva a rendere consapevoli i cittadini, le istituzioni e gli amministratori locali di quanto le “prospettive di sviluppo ” di questa “Grande Opera” siano in realtà concepite solo a vantaggio (finanziario) di pochi- conclude Canale- Ed ad un costo non solo monetario ma anche ambientale e sanitario a carico di tutta la collettività. A nostro parere pertanto l’evoluzione e la volatilità della “volontà politica” in merito a tracciati e possibili sbocchi costituiscono una esplicita ammissione della sostanziale inutilità dell’opera, sia considerando il tracciato ad oggi oggetto di VIA (T4) che del tracciato in questi giorni in discussione (T5). Pare infatti che a prescindere da analisi, emergenze, criticità, prospettive ventilate e sempre più presunte, l’importante, per alcuni, sia “fare qualcosa, qualsiasi cosa, purché si faccia”.

Paola Viero

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia