Politici che urlano come se avessero davanti un pubblico di sordi. Che irridono l’avversario come se il rispetto fosse maleducazione. Che parlano con il linguaggio dell’ignoranza perchè puntano ai voti di gente che ormai non ha più nulla da perdere.
Ma dove sono finiti i moderati della politica? Chiunque sia attento al dibattito politico, non può esimersi dal porsi questa domanda. Perché è innegabile, che lo scenario attuale sia denso di urla e schiamazzi e spesso poco pregno di significati.
Tutto questo però, è destinato a riflettersi sull’equilibrio del paese, che giorno dopo giorno sembra sempre più preda degli ‘ormoni’ dei leader piuttosto che di progetti politici ben delineati.
Su tutto emerge che i moderati sembrano essere scomparsi dalla scena politica italiana e che i partiti di riferimento sono al lumicino.
Ma chi sono i moderati?
Sono quelli che non urlano, che non sono di moda. Sono quelli che amano le buone maniere e che hanno qualcosa da perdere: un’occupazione, una professione, una casa di proprietà, un po’ di risparmi, un tenore di vita considerato nella media del nostro contesto culturale. Non sono certo ricchi ma hanno una dignitosa qualità di vita.
Sono quelli che vogliono la coesione sociale, che hanno piacere se imprenditori e lavoratori collaborano, se nascono sostegni alla povertà, se si pensa ai giovani. I moderati pagano le tasse, magari senza salti di gioia, ma non si sognano di fare la fatica di portare all’estero i loro soldi.
Alla fine, pur inveendo contro uno Stato vessatore, sono consapevoli che per pagare ospedali, scuole, ordine pubblico, assistenza ai bisognosi servano i soldi delle tasse.
Troppo silenziosi per farsi notare, i moderati sono ancora la maggioranza di un paese che preferisce invece le cattive maniere di pochi, le urla di pochi, le avventure nella guerra con l’Europa.
Molti moderati finora hanno votato Forza Italia, rassicurante nei suoi luccichii e nelle sue logiche post democristiane. Hanno votato certamente anche Pd, ma si sono chiusi davanti ad una retorica che per anni ha alzato le braccia impotente di fronte ai flussi migratori aggiungendo con fare saputello “sono un arricchimento”.
Un concetto sciocco, perché ci arriva anche un moderato a capire che arrivi incontrollati, caotici e gestiti dalla criminalità non possono arricchire né gli italiani né i migranti.
La prova è che è dovuto intervenire Marco Minniti, ex ministro dell’Interno, a rimettere ordine nei flussi. Ma era già troppo tardi ed il voto moderato se ne era già andato. E se ne era andato in un partito che fino a pochi anni fa, al di là dei toni di Bossi, era un partito moderato che al Nord aveva assimilato la tradizione democristiana.
Ora ha preso una strada diversa, cambiato toni e contenuti, senza un Congresso, senza una Direzione che formalizzasse tutto questo. Solo l’abilità mediatica e comunicativa del suo leader attuale che ha colto i bisogni e le paure, cavalcandole, ma non offrendo soluzioni adeguate. Non è da escludere che la Lega, tra alcuni mesi torni a riparlare il linguaggio di un tempo, a riconsiderare che i moderati che oggi in gran parte sono al suo interno potrebbero alla lunga non gradire contenuti e toni così aggressivi, soprattutto quando ledono specifici interessi economici.
E gli stessi moderati del Sud, che hanno votato per almeno 20 anni Forza Italia perchè prometteva lavoro ed assistenza (come la Dc degli anni d’oro), ora quel voto lo hanno spostato sui 5 stelle, che propongono ad una platea moderata, una proposta molto spinta (ed anche confusa) tale da scassare l’equilibrio di conti pubblici, cosa che ai moderati comunque non piace.
C’è da dire infine, che i moderati non regalano i loro voti, perché hanno un’anima. Non hanno votato Gentiloni pur avendolo gradito, perché non hanno capito del tutto dove abbiano sbagliato i ‘professori’ della politica.
Oggi la politica ha puntato verso il basso. Punta a colpire chi è senza istruzione e urla quando non ha nulla da dire. Ma i moderati esistono. E nei prossimi mesi, dai movimenti che stanno nascendo un po’ in tutta Italia per lo sviluppo e contro la decrescita “infelice”, potrà nascere la loro vera rappresentanza. Che potrebbe essere riconfermata nella Lega Salviniana dai toni più pacati o da altre forze al momento non presenti ma che possono nascere da questi fermenti.
Non stupiamoci se in primavera vedremo rinascere, anche politicamente, i moderati.
Alberto Leoni