Un addio mesto, quasi sottotono per Anna Filomena Barretta, trovata cadavere tre settimane fa in un appartamento di via Aldo Moro a Marano.Una cerimonia che si è svolta in un silenzio quasi spettrale, lacerato solo dall’urlo della mamma di lei:” Assassino me l’hai uccisa” di fronte alla bara in legno che scendeva nella fossa del cimitero del paese.

Un funerale iniziato col feretro di Anna Filomena arrivato in solitudine, da una cella mortuaria di Vicenza sino al sagrato della chiesa parrocchiale. Poche le persone ad accoglierla: tutti stavano dentro, anche la mamma e la sorella. Fuori un solo ed unico cesto di fiori, quello della ‘grande famiglia del Carrefour’, che per la maggiore ha riempito la chiesa. Uomini, ma soprattutto donne, che hanno condiviso giornate di lavoro con Anna Filomena e che erano visibilmente scossi.

Il silenzio con cui si è svolta la cerimonia potrebbe essere anche il riflesso della riservatezza con cui la coppia viveva a Marano. Una famiglia che gli affari propri non li faceva uscire dalle mura domestiche, nemmeno il dolore che Anna Filomena aveva provato in passato, con le botte che il marito Angelo Lavarra non le avrebbe risparmiato. Fino ad arrivare a mettere fine a tutti i discorsi la mattina del 20 novembre scorso.  Lavarra, guardia giurata, avrebbe impugnato la propria pistola puntandola alla nuca di lei. Un solo colpo alle spalle di Anna, ammazzandola in cucina, per poi trascinarla in camera da letto. Una ricostruzione fatta dagli investigatori dell’Arma, che smonterebbe la versione del marito: “Anna si è suicidata”.

Anna Filomena non c’è più. Quella pallottola ha spezzato tutto: sogni e speranze di una 42enne, mamma di due bimbe, che voleva dire ‘basta’ alle violenze, fisiche e psicologiche, subite in famiglia.
Ma il ricordo di lei, gioviale, gentile e disponibile, oggi non c’è stato. Quella che si è svolta a Marano è stata una celebrazione sobria, forse fin troppo. Anna Filomena Barretta è sfilata nella navata della chiesa, dentro una bara, a pochi centimetri dalle persone, ma sembrava inavvicinabile.

Un ‘tacere’ evocato anche dal parroco don Fabio, come forma di rispetto per quel sorriso di Anna che ora non c’è più. Comunicando a chi voleva leggere un messaggio in chiesa che non sarebbe stato possibile, ma di consegnarlo in busta chiusa ai familiari.
Solo al cimitero di Marano la mamma di Anna Filomena non è più riuscita a trattenere la propria disperazione. Abbracciando e baciando la bara della figlia, ha urlato: “Me l’hai uccisa assassino, sei un assassino”. Un grido di accusa verso quell’uomo che, dal 29 novembre, si trova in carcere con l’accusa di omicidio. Un genero che non ha esitato ad accusare e ritenere responsabile dell’omicidio della figlia, sin da subito.

Con la magistratura che farà il proprio corso, a Marano sembra il momento di ricucire una ferita che il delitto di Anna Filomena ha provocato: “Ne ho parlato anche con don Fabio, mentre la giustizia farà il proprio corso, a noi spetta il compito, come comunità, di stringersi attorno alle due figlie –  ha dichiarato il sindaco Marco Guzzonato  – Stanno bene, considerata anche la situazione che stanno vivendo”.

“Sono protette e seguite con tale delicatezza e sensibilità, che il tutore nominato dai tribunale per i minorenni ha disposto di non variare per ora la loro collocazione – conclude il primo cittadino di Marano – Non è il momento di creare in loro altri traumi”.

Paola Viero

 

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