Addio profumo di caffè fatto con la moka. Il caffè all’italiana, quello che bolle nella caffettiera sui fornelli ogni mattina, potrebbe avere le ore contate.

A minacciare l’esistenza della moka, uno degli oggetti più rappresentativi d’Italia, sono le cialde e le capsule, che giorno dopo giorno aumentano nel mercato, favorite da pubblicità e velocità nella preparazione.

Analizzando i dati del mercato, pare ci siano poche speranze di fare dietrofront e Bialetti, storica azienda e ‘immagine’ del caffè, conta oggi 68 milioni di euro di debiti e pare avere poche chance di recupero.

E quindi la moka, compagna di viaggio di alpinisti e marinai italiani, potrebbe non essere più parte delle nostre vite. Niente più tempo

scandito dal suo borbottio, niente più profumo che si diffonde lento dal focolare, niente più caffè versato sul piattino.

La moka come segno di lentezza, di riconoscenza verso il tempo. Perché se oggi il caffè si fa e si beve in un secondo, senza attenzione né devozione, il caffè della moka ha tutto un altro significato. Segna il nostro quotidiano, la cura nel versare la giusta dose di polvere in un filtro che per anni si è lavato solo con acqua. Perché si sa, moka vecchia fa un caffè migliore. E poi c’è il gusto del versare il caffè nella tazzina, l’attenzione di non versarlo nel piatto perché ‘porta male’.

La moka ricorda il profumo di casa, dei nonni che non ci sono più, dei pranzi in famiglia. La moka è un monumento, o così dovrebbe essere, alla vita e alla storia d’Italia.

La cialda invece, non ha storia né profumo. Inquina senza motivo, produce caffè standardizzati ai mille gusti che non sanno di caffè, non ci ricorda nessuno, se con l’Italia, non c’entra proprio niente.

A.B.

 

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