Si ribella con tutte le sue forze e, nonostante il dolore, ‘urla’ la propria innocenza. Antonio Dal Santo di Zanè non ci sta a passare per uno che maltratta gli animali.
Il 71enne cacciatore però rischia di finire sul banco degli imputati, per un’accusa che gli sta togliendo il sonno. Un tormento che giudica un paradosso per il suo sentimento autentico nei confronti dei cani.
Freccia e l’aggressione del cinghiale
La vicenda giudiziaria, che ha come protagonista Dal Santo, affonda le radici in una battuta di caccia sul Summano qualche anno fa.
Secondo l’indagato avrebbe perso il suo cane, di razza breton cieco e sordo. Smarrito per quattro giorni lo ritrovò ferito: “Era messo molto male con delle brutte ferite all’occhio, probabilmente dovute allo scontro con un cinghiale – raccontò Dal Santo ad AltovicentinOnline nel marzo del 20126. L’ho subito caricato in macchina e portato dal veterinario e viste le condizioni il veterinario Renato Rossi gli ha fatto subito una flebo in ambulatorio e poi ha prescritto una terapia con punture di cortisone e antibiotico che avevo iniziato a fare appena riportato a casa”.
La macchina giudiziaria si mosse nei confronti del 71enne, quando arrivarono delle segnalazioni alle guardie zoofile dell’Enpa. Con un blitz di queste nella sua abitazione, trovando Frecce solo e sofferente per le ferite. Il cane venne sequestrato ed al cacciatore sospesa la licenza di caccia.
“Non voglio essere dipinto come uno che va a caccia col cane cieco e sordo come è stato detto, non curandosi delle condizioni del proprio animale” raccontò al nostro giornale “Né tanto meno voglio passare per quello che abbandona il proprio cane ferito”.
Uno sfogo nelle pagine del nostro giornale dove, inoltre, Dal Santo si dichiarava fiducioso di trovare “comprensione nella persona che mi giudicherà”.
Paola Viero