Una cabina di regìa tra enti di controllo e di vigilanza, sindacati e associazioni datoriali. Un piano di formazione per gli ispettori del lavoro e una campagna di sensibilizzazione tra i lavoratori, perchè siano consapevoli dei loro diritti. E la valorizzazione degli enti bilaterali, per far incontrare domanda e offerta di lavoro in agricoltura, soprattutto nei momenti di maggior flessibilità, legati ai lavori stagionali. Queste alcune delle proposte emerse dal tavolo regionale sul contrasto al caporalato in agricoltura, riunitosi oggi in Regione a Palazzo Balbi.
La Giunta regionale del Veneto – su istanza delle organizzazione sindacali – ha inteso istituire un gruppo di lavoro ‘istituzionale’ che coinvolge gli assessorati al Lavoro, all’Agricoltura e alle Politiche sociali, gli istituti di vigilanza e controllo nel mondo del lavoro, i sindacati, le organizzazioni datoriali e dei produttori del settore primario, il mondo della cooperazione e il terzo settore, per monitorare e contrastare lo sfruttamento illegale di lavoratori, in particolare nelle attività agricole.
La prima riunione del tavolo istituzionale ha visto la partecipazione degli assessori Giuseeppe Pan (Agricoltura) e Manuela Lanzarin (Sociale), di Mattia Losego responsabile dell’unità regionale di crisi per conto dell’assessore al lavoro Elena Donazzan, dell’Ispettorato interregionale del Lavoro di Venezia, del nucleo carabinieri dell’Ispettorato del lavoro, dei referenti del network veneto contro le vittime della tratta e dello sfruttamento, di Inail, Inps, Veneto Lavoro, dei rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil per il mondo agricolo, Cia, Confagricoltura, Coldiretti, Copagri, Anpa, Eurocoltivatori, Confcooperative, Legacoop, Unci Agci, Unione italiana cooperative.
“Il caporalato in Veneto è fenomeno contenuto – ha affermato l’assessore all’agricoltura Giuseppe Pan – tuttavia da monitorare e da prevenire, incentivando nuove modalità più snelle di incontro tra domanda e offerta di lavoro, in particolare nel settore agricolo che conta 64 mila imprese agricole, spesso legate nei ritmi di lavoro alla stagionalità della raccolta. Nel 2017 nelle imprese venete del settore primario sono stati assunti 32 mila lavoratori di nazionalità italiana e 43 mila stranieri. L’esperienza dimostra che devono essere ripensate le modalità del collocamento e sperimentate forme di raccordo diretto tra associazioni datoriali e parti sindacali, su base territoriale”.
La Regione Veneto, per parte sua, è già impegnata da tempo nel network regionale di contrasto allo sfruttamento sessuale, alla tratta, accattonaggio e sfruttamento lavorativo, ha ricordato l’assessore Lanzarin: “Nel 2017 gli operatori del progetto N.A.V.E., di cui è capofila il comune di Venezia e regista la Regione Veneto, hanno contattato oltre 6 mila persone e preso in carico 354 persone, di cui 32 hanno iniziato a collaborare con l’autorità giudiziaria. Alcuni sono casi di emersione dallo sfruttamento lavorativo, grazie anche all’applicazione della legge 199/2016 di contrasto al caporalato. Il lavoro di ‘rete’ tra enti, servizi, categorie economiche, associazioni sindacali e del terso settore è fondamentale per contrastare illegalità, sfruttamento e lavoro nero”.
Il Nucleo dei carabinieri presso l’Ispettorato interregionale del lavoro ha confermato che attività ispettive anti-sfruttamento lavorativo sono in corso nelle province di Venezia, Padova, Verona, Rovigo e Vicenza, alcune delle quali sono culminate con arresti in flagranza.
Le richieste emerse al tavolo regionale, e che saranno oggetto delle proposte operative da valutare nel prossimo incontro di inizio autunno, puntano ad un coordinamento sempre più stretto tra tutti i soggetti, alla condivisione di dati omogenei sui fenomeni di sfruttamento in agricoltura e di strumenti operativi per arginare il fenomeno del caporalato.
a cura ufficio stampa Regione Veneto