Stanchezza, voglia di ritirarsi a vita privata, desiderio di dedicarsi ad altre attività. Sono tante le motivazioni che possono aver spinto il consigliere regionale della Lega Nord Marino Finozzi a dare le dimissioni dalla carica, dopo ben 18 anni di vita politica attiva in seno alla Regione Veneto.
Ma ad essere in questi giorni sulla bocca di tutti, visto che ‘a pensar male ci si azzecca spesso’, è la ‘vox populi’ che le dimissioni siano state studiate ad hoc per mantenere un vitalizio dorato, prima che il governo abbatta l’accetta sulle pensioni dei politici, tagliando inesorabilmente anche quella di Finozzi. Messo di fronte alla domanda diretta, Finozzi risponde senza tanti giri di parole, ribadendo che la rinuncia a una delle 50 poltrone di palazzo Ferro Fini è basata su motivazioni strettamente personali e non sul tornaconto economico.
Finozzi, molti si sono convinti che abbia dato le dimissioni per puro interesse economico, temendo che il suo vitalizio subisca un notevole taglio per effetto di future leggi del nuovo governo…
‘Lo nego nel modo più assoluto, per prima cosa perché non è vero, poi perché è una ipotesi che non sta in piedi. Con le mie dimissioni io andrò a percepire circa 3.000 euro di indennità mensili al posto delle 8.000 attuali. Non ha alcun senso che io rinunci a 5.000 mila euro al mese per due anni. Se mi interessava un tornaconto economico potevo tranquillamente aspettare la fine del mandato, avrei percepito addirittura un vitalizio più alto di adesso, oppure dare le dimissioni già due anni fa, a 55 anni. Potevo benissimo farlo’.
Quindi sta dicendo che è una ipotesi totalmente senza fondamento?
‘Direi di più, è una vera o propria bugia. L’unico fondamento lo trovo sul perché possa essere nata, cioè per una certa ostilità che si è formata all’interno del consiglio con alcuni colleghi. Nel 2015 sono stato io a proporre in sede consiliare il tetto di 8.000 euro, che non sono pochi, per i vitalizi dei politici che hanno un incarico in Regione e contemporaneamente in Europa o in Parlamento. Questo evidentemente non è andato giù a qualcuno, che sposa questa ipotesi delle mie dimissioni finalizzate al vitalizio. Ipotesi che, ripeto, non ha nessun senso’.
Però è strano aver dato le dimissioni proprio in una congiuntura particolare in cui il governo sembra interessato a legiferare per tagliare i vitalizi d’oro…
‘In realtà la Regione ha la facoltà di legiferare autonomamente dal potere centrale, i vitalizi dei membri del consiglio regionale sono discussi in Regione e non in parlamento. Lo Stato dà le direttive, certo, ma poi devono essere approvate a livello regionale.’
Sorvoliamo sulle sue attività future, delle quali avremo modo di interessarci anche tra qualche tempo. Se pensa a tutta la sua attività politica passata, quali vantaggi pensa di aver dato al nostro territorio?
‘Come assessore alle Attività produttive prima e al Turismo poi mi sono impegnato per portare avanti nel miglior modo le istanze di ogni singola impresa della pedemontana veneta. E poi ho dato voce ad ogni sindaco del
territorio, ed in ogni comune, nessuno escluso, sono riuscito a portare finanziamenti che sono stati utilizzati per apportare migliorie sul territorio’.
Pensiamo ai commiati. Lo possiamo rivelare un momento di commozione?
‘La commozione c’è stata, quando ho ricevuto il saluto dei miei colleghi del consiglio, ma non solo i loro. In Regione conoscevo tutti, dal più alto dirigente all’ultimo usciere. Personalmente, con tutti ho avuto un rapporto di rispetto. E poi anche per alcune telefonate inaspettate, per esempio quella dell’ex direttore del Giornale di Vicenza, che mi ha dato il suo sostegno e mi ha fatto gli auguri per la mia vita futura’.
N.B.