Molla tutto e gira l’Europa in camper per fare l’artista di strada.
Questa la storia di Eddy Ferrari, 28enne di Schio che tre anni fa, lasciò tutto per partire verso Tenerife con solo uno zaino e la voglia di mettersi alla prova e scoprire nuove realtà.
Ancora ricorda il suo primissimo giorno, di notte, in un paesino sulle montagne con tutti gli ostelli chiusi, ormai già rassegnato a dormire nel sacco a pelo fece un fortuito incontro.
Conobbe Rafa, un anziano che nonostante la barriera linguistica e la difficoltà di comunicazione gli diede fiducia e lo portò, in piena notte, a casa sua. Da lì le cose iniziarono presto ad ingranare, dopo qualche giorno si trasferì a Tenerife e tramite Rafa condivise l’appartamento con dei giovani.
Trovò lavoro in un ristorante e iniziò questa nuova vita.
Non durò molto perché dopo pochi mesi il ristorante fallì e il giovane scledense si ritrovò senza lavoro.
Con una serie di incontri provvidenziali, conobbe dei ragazzi che in spiaggia vendevano braccialetti e collane in macramè, gli venne l’idea di imparare e intraprese questa attività di fabbricazione e poi vendita.
L’amore per l’arte di strada
Passarono dei mesi ed Eddy un giorno si imbattè in un artista di strada che faceva la statua umana.
Restò a fissarlo per un’ora, incantato dalla bravura e resistenza del ragazzo, racconta che gli è rimasto impresso che in quel lasso di tempo furono ben trentacinque le monetine a tintinnare nel piattino dell’artista.
Gli balenò l’idea di imparare, di fare anche lui la statua umana e guadagnare di più.
Prima però sentì la necessità di tornare in Italia dalla famiglia e ci resterò sei mesi prima di ripartire, questa volta non solo con lo zaino ma anche con un bellissimo costume da pirata.
Tornato a Tenerife Eddy visse tre mesi in tenda condividendola con altre due persone.
Iniziò a fare la statua umana e i guadagni erano molto buoni.
Passò qualche mese e il ragazzo conobbe un italiano che faceva sculture di sabbia in spiaggia.
Si incuriosì e decise di imparare a farle, da lì a breve iniziò a scolpire avendo l’intuizione geniale di usare come soggetto delle sculture degli enormi perenken (gechi simbolo di Tenerife) riscuotendo un enorme successo.
Continuò così per sei mesi sia a fare sculture in sabbia che a fare la statua umana impersonando un ombroso pirata.
Ritornò ancora una volta in Italia perché gli era diventato emotivamente pesante sostenere la precarietà continua e la condivisione costante di ogni spazio con tante persone.
Trovò lavoro in una ditta dell’altovicentino e decise di investire tutti i guadagni per rimettere a nuovo e rendere confortevole un vecchio camper.
Passati sei mesi si rimise in viaggio, questa volta a bordo del suo camper.
Attraversò tutta la Francia, dalle coste alle alture passando per Marsiglia.
Arrivò in Spagna e la percorse tutta sempre sostando col camper in moltissimi luoghi.
Infine riapprodò a Tenerife dov’è tutt’ora e dove continua a fare l’artista di strada e “di spiaggia”.
Racconta che “ovviamente non subito la mia famiglia ha capito la mia scelta, io da sempre avevo dentro questa insofferenza, questo bisogno di cambiamento. Ho deciso di partire per scoprire me stesso, mettermi alla prova, conoscere persone e realtà diverse. Fare questa esperienza per me è un vero e proprio viaggio interiore, mi ha cambiato, mi ha migliorato tantissimo.
‘In Italia la vita è fondata sull’apparenza, sul materialismo – spiega Eddy la sua scelta di vita – . Nessuno è davvero felice. Lì a Tenerife, la mentalità è diversa. Si conoscono moltissime persone con storie pazzesche. Un ragazzo argentino che è diventato mio carissimo amico e fa l’artista di strada con me. E’ omosessuale e monaco buddhista, nessuno lo giudica, può vivere tranquillamente esprimendo la sua arte e soprattutto sè stesso. Gli artisti di strada hanno molto successo, ci sono strade che per legge sono dedicate a noi artisti e ci possiamo esibire tranquillamente. Non è facile come sembra, fare la statua umana è un lavoro molto faticoso sia fisicamente che mentalmente, si deve stare immobili tutto il giorno, con un costume pesante sotto il sole che brucia. Da quello dipende il mio sostentamento, ogni giorno devo stare ore ed ore sotto il sole. Ho avuto anche momenti molto difficili, nei mesi in cui ho attraversato Francia e Spagna ho avuto una bronchite molto acuta, ero debilitato, con febbre molto alta. La tentazione di mollare tutto e tornare a casa era forte, mia madre continuava a dirmi di tornare ma dentro di me sentivo che dovevo finire il viaggio. Completare il cerchio e non tornare indietro. Sento che questo viaggio non è finito, sento che ho ancora molto da imparare su me stesso. – conclude Eddy – Forse un giorno tornerò in Italia ricco di esperienze ed emotività avendo trovato la serenità vera, che non dipende da ciò che possiedi o da vizi effimiri.”
Annina Botta
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