“Il cellulare possono tenerlo a casa e non in classe”. A pochi giorni dal termine delle lezioni, Francesco Crivellaro il dirigente del Comprensivo di Thiene, oltre che preside del liceo Martini di Schio, torna sulla questione lanciando una provocazione: “Dovrebbero poterlo usare a 18 anni, quando prendono la patente”.
Fermamente convinto che il telefonino non debba essere utilizzato a scuola, non nasconde la propria preoccupazione quando lo vede nelle mani degli alunni delle elementari e delle medie: “Non c’è consapevolezza in loro. Non colgono appieno che è uno strumento potente, nel bene e nel male – spiega Crivellaro – Non hanno percezione dei danni che si provocano utilizzandolo in maniera sbagliata”.
Uno strumento che, con un ‘pubblica’ o un ‘invio’ mette in rete, senza filtri e senza limiti, anche il dettaglio più intimo della vita dei ragazzi, passando per la derisione che sfocia in violenza, meglio nota come cyberbullismo.
Un fenomeno che, di anno in anno, registra l’aumento di ragazzi e ragazze che vedono la propria dignità calpestata a furia di offese, foto, video, che girano in rete. Vittime buttate in pasto alla gogna mediatica, troppo veloce, col giudizio insindacabile dei numerosi like che il ‘carnefice’ ha raccolto.
Nel corso del 2017 l’osservatorio nazionale adolescenza ha monitorato un campione di studenti, in tutto ottomila, registrando il preoccupante incremento del cyberbullismo. Nella fascia tra gli 11 ed i 13 anni il 10% dei ragazzi sono state vittima di violenza in rete. L’8,5% nella fascia tra i 14 ed i 18 anni.
“I ragazzi non si rendono conto che quello che loro chiamano ‘scherzo’ è troppo pesante, che assume un rilievo, non solo penale, disastroso a livello psicologico nella vittima -conclude Francesco Crivellaro – Mi appello alle famiglie, affinché siano consapevoli che dare in mano il cellulare ad un ragazzino, significa dare loro uno strumento che può generare del male. Che insegnino ai propri figli l’uso del telefonino che, per quanto mi compete, a scuola non serve e possono tenerlo a casa”.
Paola Viero