Stop definitivo alla medicina di gruppo integrata (Mgi) perché il governo ha giudicato il progetto troppo costoso per la Sanità veneta.
Uno schiaffo, visto che la Mgi, cioè gli ambulatori territoriali, rappresentavano il punto di riferimento della riforma sanitaria voluta dal governatore Luca Zaia.
Ad imporlo il ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha evidenziato l’incremento del costo dei medici di medicina generale, che si registra solo in Veneto.
Domenico Mantoan, direttore dell’area Sanità e Sociale della Regione Veneto, aveva presentato lo scorso settembre una relazione che spiega il costo (80milioni di euro) per la realizzazione dei 55 ambulatori attivati e identifica la reperibilità dei 50milioni necessari per gli altri 31 ambulatori nel bilancio. Ma da Roma il ‘no’ categorico e anche gli ambulatori esistenti, dopo i 3 anni di sperimentazione, si trasformeranno in ambulatori semplici, in funzione 7 ore al giorno a non più 12 o 24.
Sul piede di guerra l’opposizione in consiglio regionale, con i rappresentanti del Pd (Claudio Sinigaglia, Alessandra Moretti, Bruno Pigozzo e il capogruppo Stefano Fracasso), che hanno commentato: “L’addio alle Medicine di gruppo è il fallimento del piano sociosanitario, l’ennesimo esempio dell’incapacità di programmare della giunta Zaia. Ricordiamo le parole dell’assessore alla Sanità quando venne ratificato l’accordo con le organizzazioni sindacali: ‘è stato realizzato uno dei cardini della riforma sociosanitaria’. Era il 2015. Sono passati tre anni e gli ambulatori h12 o h24 sono praticamente al palo e adesso dovrebbero essere accantonati perché troppo costosi e metterebbero a rischio il bilancio del Veneto. In realtà pare essere di fronte, più che altro, a un’osservazione della Corte che può essere sicuramente superata se si è convinti della bontà della scelta. Ma ci sembra non sia così, come dimostrato dai continui contenziosi con i medici di medicina generale. Gli investimenti nel territorio, le strutture intermedie, le Mgi, gli hospices sono investimenti iniziali che poi porteranno ad un risparmio globale e al raggiungimento degli obiettivi di salute. Rinunciare allo sviluppo della Mgi significa far crollare uno dei due pilastri del piano sociosanitario, ovvero il territorio e la presa in carico della cronicità – continuano i consiglieri dem – adesso avremo meno ospedale e anche meno servizi sul territorio. La rivoluzione sbandierata da Zaia rischia inopinatamente di finire prima ancora di cominciare: una volta conclusa la sperimentazione, le medicine di gruppo già esistenti diventeranno semplici studi associati senza specialisti, aperti sette ore al giorno. Restano però le esigenze di tante famiglie e dei malati cronici, a cui dovremo trovare risposte”.
A.B.