Come oggi, 40 anni fa, l’Italia toccava il fondo di quel pozzo che furono i cosiddetti ‘anni di piombo’: Aldo Moro, leader della Democrazia Cristiana, fu sequestrato dalle Brigate Rosse, i 5 uomini della sua scorta furono uccisi. Poi, fu tutta una trattiva coi partiti di maggioranza. Inutile, perché lo statista venne assassinato il 9 maggio, 55 giorni dopo.
Dal 16 marzo al 9 maggio
Siamo a quella mattina di 40 anni fa, sono circa le 9, Moro viaggia su una Fiat 130 con l’ appuntato Domenico Ricci e il maresciallo Oreste Leonardi, dietro, di scorta, un’Alfetta con 3 agenti di polizia. Poco dopo davanti alla 130 si pone una Fiat 128 familiare, che si ferma allo stop di un incrocio, bloccando le due auto. Da dietro una siepe spuntano 4 brigatisti travestiti da aviatori che sparano contro Fiat 130 e Alfetta. Una raffica di colpi che uccide sul colpo i 5 uomini di scorta. Moro, miracolosamente illeso ( ma erano professionisti che lo volevano vivo) viene caricato su una Fiat 132 nel frattempo sopraggiunta, poi su un furgone, nascosto in una cassa di legno, infine rinchiuso in un appartamento per 55 giorni.
Dopo 13 giorni dal rapimento arrivano le prime lettere per trattare con le istituzioni la liberazione dello statista. E non sono soltanto i brigatisti a scrivere, ma è lo stesso Moro a chiedere che si raggiunga un accordo Stato – Brigate rosse per essere liberato. E qui la questione diventa calda per le istituzioni, che hanno scelto la linea della fermezza e puntano sulla facile soluzione delle indagini che portino ad una veloce cattura dei brigatisti con conseguente liberazione dell’ostaggio. Ma le indagini sono ferme, le forze di Polizia non riescono a cavare un ragno dal buco, almeno sino al 18 aprile, quando viene scoperto il covo, in via Gradoli, in cui si nascondevano Mario Moretti e Barbara Balzarani, nel frattempo dileguatisi.
Ma quel giorno segna anche la fine di Aldo Moro. Arriva un comunicato, apparentemente dei brigatisti, in cui si avvisa che Moro è stato assassinato e il suo corpo buttato nel Lago della Duchessa. Non è vero, né l’omicidio, né che il messa
ggio sia dei brigatisti. A scriverlo, verrà poi detto, sono stati i servizi segreti e , viene ipotizzato come motivo, quel messaggio rappresenta un chiaro segnale di via libera all’assassinio di Moro: “ Non siamo disposti a trattare con voi. Per noi Moro è già morto”.
Le Brigate rosse, che hanno compreso, fanno un ultimo tentativo, chiedono lo scambio tra l’onorevole e una brigatista in carcere. L’allora capo dello Stato Giovanni Leone si dice disposto a firmare l’accordo, ma all’ultimo momento non lo fa. Aldo Moro viene trovato cadavere il 9 maggio, all’interno di una Renault 4.
Per la sua morte, 10 brigatisti sono stati condannati all’ergastolo, ma si parlò di tanti altri che agirono nelle retrovie, mai individuati.
La fine di uno statista scomodo che sognava un’intesa tra Democrazia Cristiana e partito Comunista segna la pagina più buia dell’Italia. Un’Italia che, in 40 anni, non ha mai saputo colmare i tanti buchi neri di questa tragedia.
Aldo Moro, il 5 maggio 1978, 4 giorni prima del ritrovamento del suo corpo, già evidentemente consapevole della sua prossima fine, scrisse una lettera alla moglie, questo uno stralcio: “ Mia dolcissima Noretta…vorrei capire con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo.”
In Terra, nessuna luce su quella morte cominciata lo stesso giorno del sequestro: 16 marzo 1978.
Patrizia Vita