Sono circa trenta i malati assistiti dalla Ulss 7 nell’Alto Vicentino, che intendono avviarsi verso il fine vita con la consapevolezza del percorso intrapreso e le cure per terminare la propria esistenza terrena senza soffrire e con le dovute informazioni. Assistiti anche in casa e con cure palliative, possono intraprendere un iter per abbandonare il proprio corpo senza soffrire.

Un percorso che è diventato legale, grazie alla battaglia di Beppino Englaro per sua figlia Eluana, scomparsa a 38 anni dopo aver vissuto per 17 anni in stato vegetativo a causa di un terribile incidente stradale.

L’epocale lotta del padre Beppino per esaudire il desiderio della figlia, che non voleva accanimento terapeutico in caso di vita ‘invivibile’, è passata alla storia. Alla fine, dopo anni di estenuanti tira e molla, di ‘sì’ dei magistrati e ‘no’ del mondo politico, di litigi tra e con i medici e di strenua difesa della propria posizione, il padre di Eluana ce l’ha fatta e ora la legge è a portata di tutti.

Beppino Englaro ha raccontato la storia della figlia Eluana, definita “un purosangue della libertà”, ieri sera all’auditorium Fonato di Thiene, durante un incontro organizzato dall’associazione Alma.Thi,fondata dalle psicologhe e psicoterapeute Giovanna Calapai, Silvia D’Accordi e Francesca Zorzo.

Numerosissima la platea, fatta di persone attente, interessate e che alla fine sono IMG_3209rimaste colpite ed emozionate da Englaro, un uomo magro e sorridente, dalla cui voce traspariva una serenità contagiosa e tutta la sicurezza di un padre che sa di aver portato a termine nel modo corretto il desiderio della sua unica figlia.

“Non potevamo non farlo”, ha detto il papà di Eluana a chi gli ha chiesto “Ma come ha fatto a farcela?” ed estendendo la partecipazione nella battaglia anche alla mamma di Eluana, al loro fianco fino al 2015, quando è morta a causa di una malattia che l’ha colpita nel 1993, anno dopo l’incidente accaduto a sua figlia.

“Avere contro il mondo è nulla rispetto all’avere contro sé stessi – ha spiegato Beppino Englaro, commosso ma deciso, presente al Fonato con la stessa risolutezza che lo ha caratterizzato durante tutta la battaglia per tutelare la vita della figlia – La legge finalmente ora è giusta e nessuno può più intrappolare una persona che in piena volontà decide di andarsene”.

Ad affiancare Beppino Englaro sul palco, la psicologa e psicoterapeuta Emilia Laugelli, che con la sua professionalità accompagna e coordina interventi di assistenza e la dottoressa esperta in cure palliative Amalia Simari, che con molta concretezza ha spiegato “La medicina non deve evitare la morte, deve fare la sua parte in tutto quello che riguarda la cura del malato, anche accompagnarlo alla morte nel modo migliore possibile. Il territorio dell’Alto Vicentino è sensibile in materia di cure palliative, che vengono usate per alleviare il dolore”.

“La legge esprime tutto quello che Beppino Englaro chiedeva per sua figlia – ha spiegato l’avvocato Igor Brunello con una semplicità disarmante ed estremamente efficace – La legge, che è diventata tale grazie alla battaglia che Beppino Englaro ha fatto per amore di sua figlia Eluana, tutela la dignità, la salute e la vita stessa della persona. Rispetta la scelta dell’individuo, che è altrettanto libero di scegliere l’accanimento terapeutico”.

DSC_2249E’ proprio dalla libertà di scegliere che Beppino Englaro e la moglie Saturna decisero di portare a termine il desiderio della loro Eluana, che dopo aver saputo della morte del suo caro amico Alessandro, scomparso in un tragico incidente, aveva commentato “Ha avuto la fortuna di morire subito”. Furono poi tante le testimonianze di amiche della giovane, che avevano assicurato del desiderio di Eluana di non continuare a vivere nel caso si fosse trovata in stato vegetativo e totalmente dipendente dalle cure altrui.

“Eluana è stata una perla di figlia ed è stato un onore essere i suoi genitori – ha commentato Beppino Englaro con gli occhi accesi dall’amore – Credeva nella dignità della vita e amava la libertà. Quando abbiamo iniziato la battaglia per aiutarla ad andarsene in modo legale, i magistrati non erano preparati a questo tipo di scelte. Alla fine siamo riusciti a trasformare la nostra richiesta in una legge e ne sono felice, perché è solo nella legalità che la libertà può trionfare”.

Anna Bianchini

foto Paola Marsetti

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