Altro che goliardia ed episodi di bullismo di poca gravità. Alla scuola media Milani di Zanè quello che andava in scena era orrore puro, coi bulli che avrebbero fatto abbassare i pantaloni alle vittime, infilando le mani nelle parti intime, graffiandoli.
Violenza privata e violenza sessuale, questi i reati raccapriccianti per i quali verranno aperti dei fascicoli al Tribunale dei Minori. Un incubo per quattro ragazzini, ma potrebbero essere di più, che dalla primavera dello scorso anno sarebbero stati presi di mira da alcuni loro compagni. Una ‘banda’ di bulli, tra i quali sembrerebbe ci sia anche una ragazza, che dentro la scuola e con la forza avrebbero fatto vivere momenti terribili alle loro vittime.
Spintoni, sfottò, mani infilati nei genitali anche alla ripresa delle lezioni a settembre. “Mi infilavano le mani dentro .. mi alzavano la maglietta e mi graffiavano il petto”.
Un’umiliazione continua, che sarebbe avvenuta ai danni di quattro bambini, diventati oggetto di scherno dai bulli: “mi gettavano a terra e poi le si è seduta sopra la mia schiena”.
Un branco che avrebbe preso sempre più coraggio, arrivando a violare l’intimità delle vittime “.. mi toccavano le parti intime ..mi mettevano il dito nell’ano”.
Fatti dei quali le piccole vittime avrebbero taciuto per mesi, ricattati dai quei loro compagni di classe che, dopo averne violato il corpo, li minacciavano affinché se ne stessero zitti.
Un silenzio lacerato dopo mesi. Una lezione in classe sull’affettività avrebbe fatto emergere i primi segnali di disagio, con la psicologa che chiede che facciano un tema, dove mettere nero su bianco le proprie emozioni, belle o brutte che siano.
E quelle pagine bianche si riempiono di orrore. Scatta l’allarme: sarebbero questi temi a dare un primo quadro degli abusi che i quattro ragazzini sarebbero stati costretti a subire.
Uno scenario torbido che, secondo il racconto delle piccole vittime, si sarebbe esteso anche ad altri bambini: “hanno fatto quelle cose anche con dei ragazzi di seconda e di prima”.
Bambini che non sarebbero mai stati ascoltati dall’istituzione scolastica, con nessuna verifica ai loro racconti e nessun supporto psicologico, tanto da vedere i loro genitori costretti a rivolgersi a terapeuti privati.
Oltre il bullismo e le violenze sessuali, minacce stile baby gang
Mentre l’intera vicenda finiva in presidenza, in classe ai bulli non andava a genio che le loro vittime avessero ‘aperto bocca’. E cominciano le intimidazioni: “hai fatto la spia.. sei un frocio..sei andato da mammina”.
Sono le frasi choc dei bambini lasciati soli, coi drammi interiori che porteranno con sé per tutta la vita. Segni che non fanno male solo al loro piccolo corpo, ma ad anime pure che per mesi non sono state protette.
A Zanè tutti sapevano, l’intera scuola sapeva ed è raccapricciante come questa vicenda sia finita solo dopo nove mesi, scritta nero su bianco sull’esposto che l’avvocato, incaricato dai genitori delle vittime, ha inoltrato alla Procura della Repubblica di Vicenza.
Ma perché si è arrivati a perdere così tanto tempo? Questo è il quarto articolo che AltovicentinOnline scrive sui casi di bullismo alla ‘Milani’ di Zanè, ricostruendo una vicenda che ha raggiunto dei contorni inquietanti, facendo accapponare la pelle persino al ‘cronista di cronaca nera’ più esperto.
Fatti che farebbero rivoltare lo stomaco a qualsiasi genitore, convinto di mandare la propria creatura ogni mattina in un luogo protetto. Madri e padri ignari che laddove c’è chi fa le proprie veci non si accorge, o fa finta di non accorgersi, di un bambino che sta subendo quello che nessuno dovrebbe mai patire nella vita.
Bambini che da tutta questa vicenda hanno imparato che il violento, e l’arrogante, può farla franca con la complicità di chi dovrebbe punirlo. Dove hanno assaporato l’amaro di chi spesso nella vita viene calpestato e messo in dubbio solo per essersi distinto ed avere denunciato quello che la comunità tace.
Per non parlare del ruolo di genitori che, per timore reverenziale di una preside, non hanno aperto bocca con le forze dell’ordine. Chi lo ha fatto, lo ha fatto tardissimo rivolgendosi ai carabinieri della compagnia di Thiene, ai quali il tutto era stato presentato come una ‘goliardata’.
Solo un paio di mamme sono andate alla polizia locale nordest vicentino, che ha proceduto inviando un dettagliato carteggio all’autorità giudiziaria competente, intuendo la gravità della situazione, ma nel rispetto di un caso già illustrato ai colleghi dell’Arma.
Perché dinnanzi a dichiarazioni così scioccanti non sono state fatte delle audizioni protette? Perché così tanta ‘leggerezza’ ed ‘inadeguatezza’ ? Si sa che dei fatti è stato informato anche il provveditorato, ma la svolta a questo punto è in mano alla magistratura, con la speranza che l’esposto finisca tra le mani di un inquirente capace di dare giustizia a quei bambini vessati e torturati da bulli, che ancora oggi convivono con le loro vittime.
‘Agnellini’ lasciati in balia di un branco che ha continuato a seminare terrore in cuccioli indifesi che si spera, grazie all’aiuto di genitori amorevoli e psicologi competenti, possano dimenticare un male che incarna varie fasce della società.
Figure altamente specializzate ed all’altezza della situazione servono anche per i bulli stessi, che probabilmente non hanno compreso data anche l’età, il confine tra lo scherzo pesante e la violenza sessuale.
Bulli che vanno riabilitati e che sono vittime a loro volta di una vicenda che gli adulti non hanno saputo gestire. Bulli, per i quali occorre un percorso che li aiuti a comprendere la gravità di quello che hanno fatto.
Natalia Bandiera
Paola Viero