Il taglio ai contributi regionali per i malati psichiatrici e il conseguente rischio di perdere le cure essenziali annunciato dalla Regione Veneto mette sul piede di guerra non solo le famiglie, costrette a ‘scucire’ mille euro in più al mese, ma anche politici e amministratori, che chiedono a Venezia di tornare sui suoi passi.
Sono proprio mille euro al mese, quasi uno stipendio intero, i soldi che le famiglie dei malati psichiatrici devono sborsare in più per garantire ai loro congiunti le cure essenziali, ma sono tanti, troppi soldi. La Regione Veneto, che fino a dicembre copriva il 60% dei costi delle cure, ha deliberato di coprirne solo il 40%, lasciando il resto della spesa in carico dei famigliari, già messi a dura prova da una malattia difficile. Il rischio è facile da prevedere: sono un centinaio i nuclei famigliari dall’Ulss 7 che hanno un malato psichiatrico in famiglia e pochi di questi in grado di sborsare una cifra simile per garantire il servizio. Taglio alle cure di base e al sostegno alla famiglia quindi, con conseguenza disastrose sia per il malato che per i famigliari stessi.
Dopo i sindaci del Distretto 2 della Ulss 7 Pedemontana, scende in campo Daniela Sbrollini, onorevole del Pd e vicepresidente della XII Commissione Affari Sociali e Sanità.
“La Regione non riduca le risorse – ha commentato Daniela Sbrollini – Serve un cambiamento di rotta rapido per il bene dei cittadini veneti. Sull’assistenza ai pazienti non assistibili dal proprio nucleo familiare la nuova normativa nazionale sui Lea, così come uscita dal parlamento, doveva per forza di cose essere una normativa equilibrata, che oltre ai diritti fondamentali garantisse alle regioni la possibilità di raggiungimento degli obiettivi stessi. Se il Veneto fino ad oggi copriva il 60% delle spese totali del paziente è fondamentale che continui a farlo, rinunciare alle voci di bilancio da tempo previste significherebbe condannare i malati e le loro famiglie ad una spesa nuova, improvvisa e oggettivamente insostenibile. Ridurre così i contributi significa discriminare soprattutto i più fragili e tagliare linearmente ai più poveri tanto quanto alle famiglie più abbienti è un atto di grande ingiustizia”.
Impossibile anche per i comuni, che sempre più spesso si vedono ‘scaricare’ sul comparto sociale (in carico ai comuni) i costi di quello che fino a tempo fa erano di competenza del sanitario (in carico alla regione) fare fronte a questa spesa. 20 milioni in Veneto, 1,5 milioni nella sola Ulss 7, che amministratori e politici chiedono di reinvestire per i pazienti psichiatrici.
“Per l’ennesima volta la Regione annuncia un taglio nel sociale – ha concluso Daniela Sbrollini – non erano bastati i tagli per coprire il ‘buco’ nel bilancio della Sanità e nemmeno il taglio alle risorse poi investite sul referendum per l’autonomia del Veneto. Se il Veneto perde continuamente posizioni nelle graduatorie della sanità nazionale è anche per la perdita della qualità dell’offerta socio-sanitaria erogata. Monitorerò attentamente questa situazione, stando a fianco dei sindaci in questa battaglia. A tutti i pazienti e alle famiglie dev’esser data sempre la speranza e l’opportunità di un miglioramento nell’assistenza, non un drastico peggioramento. Ciò metterebbe la nostra regione in imbarazzo di fronte a tutto il Paese”.
A.B.