Ora è davvero ufficiale: ad Arsiero possono dire addio alla centralina progettata nelal Val del Tovo in contrà Facci. Che l’impianto per la produzione di energia elettrica non si farà lo ha deciso il governo nella delibera del 22 dicembre scorso, considerando sia la scarsità di acqua presente nel Rio Tovo, la necessità di disboscare una buona fascia di terreno per interrare la condotta forzata ed il paesaggio naturale circostante che verrebbe rovinato irrimediabilmente da una serie di manufatti ‘del tutto incoerenti e depauperante dei valori paesaggistici tutelati’.
Senza contare infine, specifica infine la delibera, che la produzione di energia elettrica attesa dall’impianto ‘è di appena 100 kw’. Troppi pochi benefici per distruggere una fetta di paesaggi montano tutelato dalla pianificazione territoriale paesaggistica regionale in corso di adozione.
Una sconfitta per la Impianti Astico S.r.l. di Thiene, concessionario dei lavori. Fino all’ultimo aveva creduto nella possibilità di realizzare il progetto, che prevedeva una derivazione di 2.100 metri su un’asta fluviale lunga solo 2.600 metri per una spesa finale di oltre un milione di euro.
Inutile dire che canta vittoria il comitato ‘Salva Tovo’, i cui attivisti hanno mosso mari e monti già dal 2016 per bloccare il progetto, e che avevano già esultato per altri due importanti ‘no’ al progetto, quello deciso in marzo 2017 alla Conferenza dei servizi della Regione Veneto e quello del blocco del progetto della centralina da parte della soprintendenza ai beni ambientali del giugno del 2016.
‘Una centralina inutile – ha commentato il comitato, dopo aver avuto conferma dell’ufficialità della notizia – conveniente solo per chi l’avrebbe dovuta costruire, sventrando una Valle. E’ finita, e torniamo ad occuparci delle nostre case, del nostro territorio aspro, che ci vede costretti a raggiungere i nostri poderi, e talvolta, anche le nostre abitazioni dopo un faticoso percorso a piedi; a far legna su pendii impervi e a trascinarla a valle con sistemi tramandati dai nostri avi, per poterci riscaldare; a combattere contro il freddo, la neve; a percorrere distanze considerevoli su strade tortuose per raggiungere i servizi primari. Ma intatto e preservato nella sua aspra, incontaminata bellezza. E con una consapevolezza nuova: che avevamo, che abbiamo ragione noi, e che non ci saremmo fermati davanti a una pronuncia di segno contrario. Avremmo continuato, e continueremo, a difendere il nostro territorio contro la devastazione e contro l’arroganza di chi specula sul bene comune, l’acqua, la terra, l’ambiente, il paesaggio’.
Marta Boriero